Ed eccolo. Inaspettato, e per questo piu’ bello. Un regalo, una fenice che non solo rinasce ma ulteriori volte si rinnova, un pensiero luminoso e penetrante che, come Wandissima, scende le scale della filosofia teoretica e atterra dolcemente sulle dolci praterie dell’etica e dell’antropologia culturale. Di chi stiamo parlando? Ma naturalmente di Bruno Sacchini, uno degli svariati premi Nobel che collaborano con la Voce di Rimini e che sono in questi giorni impegnati a rifocillare con bacche e frittatine il direttore Franco Fregni, fattosi partigiano e datosi alla macchia e alla lotta dalle parti di Perticara dopo l’arrivo in Italia della RU486.

I giorni scorsi, Sacchini ci ha lasciato un altro di quei suoi pezzi indimenticabili, nei quali il genio, oltre fantasia, creativita’ e velocita’ di esecuzione si concreta nei sapidi slittamenti alla Derrida, decostruendo quei rudimentali concetti che le nostre povere menti laiciste hanno fatto propri in questi tempi bui, affetti dal nichilismo piu’ cupo.

Il nuovo capolavoro ha un titolo tonitruante, gia’ carico di quella eccedenza di significati che il superbo filosofo della Voce ha ritenuto opportuno scodellare in partenza, da secco, sul groppone del lettore ignaro: “Poveri maschi moderni, evirati e pure…”.

Si comincia con una descrizione lunghissima, dettagliatissima e per questo interessantissima del nonno di Sacchini, altro grande intellettuale, e di come avesse brigato per farsi dare un posto in Ferrovia da Mussolini, arrivato poi puntualmente. Vi dico subito che, per la vivacita’ dei tocchi e la scelta sapiente ed accortissima dei dettagli, nemmeno De Felice in persona avrebbe saputo spiegare tanto meglio la nascita del glorioso regime fascista. Anzi viene quasi da pensare che vi sia uno scambio epistolare De Felice-Sacchini che certamente fara’ luce sulle fonti.

Si continua con una lode accorata, commovente, struggente nella sua indispensabile concretezza, su come il nonno fosse un inguaribile donnaiolo. Ma qui e’ d’uopo lasciar parlare lo storico, sono sicuro che mi perdonerete la lunga citazione.

Siccome poi a mio nonno piacevano le donne, col trasferimento a Bologna aveva fatto il salto di qualita’: dalle arzdore Romagnole alle ballerine di giro. Con mia nonna che tutte le sere gli preparava al biancheria pulita perche’ aveva paura di far brutta figura.

Lei, non lui.

Finche’, una sera che evidentemente non ce la faceva piu’, dopo che l’altro era uscito in bicicletta (…) lei usci’ a sua volta e comincio’ a girare sotto i portici del centro per coglierlo in fallo. Cosa che le riusci’ quando, affacciatasi di nascosto alle vetrine d’un ristorante su via Zamboni, lui era in allegra compagnia e, accortosi della presenza della moglie, usci’ in strada e le fece una scenata davanti a tutti che non s’azzardasse piu’ a seguirlo e spiarlo mentre lui era a cena con le sue amiche. (…) La nonna si ritiro’ in buon ordine e non s’azzardo’ piu’ a fargli la punta, anche perche’ l’unico stipendio che entrava in casa era quello del marito che pero’ se n’andava tutto in ballerine e lei s’era dovuta inventare un mestiere di sarta a domicilio per non morir di fame assieme alla figlia.

Mio nonno insomma era un uomo tutto d’un pezzo, prototipo di quel maschio latino, anzi romagnolo, che a quei tempi era la regola, non l’eccezione, e le famiglie stavano in piedi grazie all’eroismo quotidiano di mogli disposte a tutto pur di salvare il matrimonio.

Scusate, se vedete il monitor bagnato e’ perche’ in questo momento dolci lacrime di commozione mi rigano gli occhi. Non ho mai incontrato, nemmeno nei romanzieri russi, nemmeno nei modernisti inglesi, nemmeno nelle parole di Ghedini una tale, decisiva e definitiva spiegazione sul mistero ineffabile e sui meriti indiscutibili della famiglia naturale, fondata sul matrimonio e ovviamente senza divorzio. Qui non c’e’ Althusser, non c’e’ Foucault, non c’e’ Bataille o Blanchot che tenga, per non parlare delle omologie goldmaniane: se non danno una cattedra per direttissima a Sacchini in Etica della Famiglia alla Pontificia Universita’ di Pietralcina del cazzo, tocca cominciare a raccogliere le firme e organizzare marce da ora. Ogni altro commento sarebbe superfluo, voglio solo soffermarmi su come si stagli, eroica, la figura della nonna, vessillifera di quei valori che noi tutti non vogliamo scompaiano nelle tenebre del relativismo.

Veniamo ora alla chiusa finale, ancora piu’ risplendente del genio del grande teologo:

Situazione che a guardarla con gli occhi di oggi (Ru 486, Umberto Veronesi, Mara Garfagna (sic), Dario Fini, Gianfranco Franceschini e compagnia cantante) sembra una cosa che altroche’ fondamentalismo islamico e infibulazione delle bambine, eppure a quei tempi la gente, anche se non del tutto felice, era di sicuro piu’ allegra e meno disperata di oggi.

Oggi che il maschio, anzi la stessa figura del padre (simboleggiato da un Babbo Natale che ogni 25 dicembre s’arrampica su per i muri per entrare in casa e noi lo teniamo fuori) e’ scomparsa, oggi che perfino in chiesa le lettrici hanno sostituito i lettori e la lotta di classe tra maschi e femmine s’e’ conclusa con l’evirazione del maschio senza che quest’ultimo neanche se ne sia accorto, una cosa mi chiedo.

Ma perche’, a parte che passiamo sempre da un estremo all’altro, perche’ cazzo deve esserci ogni volta il Veronesi di turno, sul Corriere della Sera, a godere anche per noi quando ce lo mettono in quel posto?

Ecco, vedete riconfermato come al genio non sia necessario spiegare: i suoi concetti si infilzano armoniosamente uno dentro l’altro, come fossero quei racconti che si squadernano nelle Mille e una notte, o i mansueti eppure tenaci listelli che si innestano nella perfezione di uno Stradivari.

Solo un dubbio ci resta, ovvero il perche’ il grande pensatore si rivolga in maniera cosi’ sprezzante verso Mara Carfagna o, come la chiama lui (condensazione archetipica? sfida al simulacro?) “Garfagna”. In fondo, il ministro Carfagna ha nel suo curriculum quella famosa notte, intera, resa immortale dalle intercettazioni, nella quale si prodigo’ a succhiare il membro virile del Capo che pero’ non voleva saperne di ergersi. Certo, vista la probabile incapacita’ smerigliatoria delle sue vie orali sarebbe stato piu’ onesto retrocederla a sottosegretario, pero’ la dedizione alla causa e la fedelta’ al padrone spesse volte sono piu’ importanti che la buona riuscita delle intraprese, specialmente in una democrazia. Ma qui probabilmente il grande politologo Sacchini si riferiva ad una interpretazione delle pompe della Carfagna come rilettura della categoria dell'”aperto” di Deleuze e Guattari, con una infarinatura di post-esistenzialismo.

Ho come il sentimento che sara’ difficile, per il nostro poeta, andare oltre questo pezzo indimenticabile. Ma, data la caratura dell’intellettuale, sono comunque fiducioso e, nel caso, provvedero’ a darvene nota.

Allora, ricapitoliamo per i piu’ piccini.

Avvenire, quotidiano dei vescovi, dice per pararsi il culo, nelle pagine interne, che Berlusconi almeno deve contraffare le carte di identita’ delle sue mignottelle minorenni, altrimenti il gregge perde l’orientamento, diventa depresso e smette di pascolare beato.

boffo

Il Giornale, foglio della servitu’ di corte, fa presente che il direttore di Avvenire Dino Boffo, che dio l’abbia in gloria, oltreche grande difensore della famiglia naturale e dei valori cattolici e’ un condannato dal Tribunale di Terni per molestie fatte alla moglie di un uomo con il quale intratteneva una relazione omosessuale.

Il direttore del quotidiano dei vescovi e’ un omosessuale che non solo, ricorda il maestro Malvino, rompe i coglioni a chi abortisce e a Beppino Englaro al fine di “indagare le ultime cause” e “scandagliare l’anima”, no, e’ pure un omosessuale che dirige il giornale dei vescovi e rompe il cazzo a Berlusconi che scopa eterosessualmente.

Ma non c’e’ contraddizione, perche’ Dino Boffo e’ un cattolico. Osservante. Come d’altronde Silvio Berlusconi. Infatti, si sono avute rassicurazioni sul fatto – garantisce Padre Livio Fanzaga, quindi dev’essere vero – che quando Boffo lo piglia o lo mette in culo, il mettinculo o prendinculo di Boffo non usa il preservativo. Il che, in questi tempi di crisi di valori, laicismo galoppante e relativismo a garganella, e’ gia’ qualcosa, voi mi insegnate. Ah, nemmeno Silvio Berlusconi usa il preservativo.

Vedete dunque quanto e’ attaccato alla famiglia: gia’ ne ha due e quasi quasi e’ sempre sul punto di metterne su una terza. 

Il quale Silvio Berlusconi, per giocarsela in casa, si nega a Sua Eccellenza e alla marcia o quello che cazzo e’ della perdonanza manda Marisa, ovvero Gianni Letta. Che pero’ e’ la seconda scelta, infatti il premier avrebbe voluto mandare direttamente Patrizia d’Addario con in regalo una miniatura del lettone di Putin (quello con le tendine) a Sua Eccellenza Mons. Bertone, o’ malamente di Santa Romana Chiesa.

La rinnovata armonia tra gli altissimi prelati e l’altissimo castigatore dalla corta fava verra’ celebrata sul corpo dei morenti con una bella legge sul fine vita che, se nel lungo periodo fara’ la fine della legge 40, nel breve consente almeno qualche squartamento con successiva intubatura di semi-cadaveri devastati dal cancro, schiere di moribondi in stato vegetativo permanente etc. C’e’ da festeggiare, ne converrete con me.

In quesi frantumi di bocchini, inculate e pisellate negli occhi stona, come sempre, la posizione del Partito Democratico: ma come, mi venite a difendere un omosessuale pervertito e conclamato come il Boffo, senza porvi a scudo del difensore della cristianita’ , il grande appoggiatore di nerchie virili nonche’ Don Sculacciabuchi Silvio Berlusconi? Come direbbe La Voce di Rimini, non siete altro che dei “moralisti islamisti”. Eccazzo. E nell’attesa, speriamo che tutto l’otto per mille gli vada in trapianti, chemioterapia e riscatti.

L’effetto della bellezza.

agosto 28, 2009

Le hai poi viste, la tipa che ha lasciato il tipo e la di lei amica, mentre a capello al vento,abbronzate,microgonna, tacco dodici e falcata distesa, percorrevano il corso cittadino.
Per la serie: “ariecchice qua, non ce ne è più per nessuna”.
Le hai viste, ed è stato strano.
Tempo fa, avresti anzitutto pensato “ quanto sono belle”.
Solo dopo,pensando ai recenti eventi, avresti aggiunto diplomatico:“ però sono un po’ difficili”.
Invece,oggi hai pensato direttamente: “guarda ‘ste due sceme”.
La bellezza?
Ah,quella c’è, senz’altro.
Belle son sempre belle.
Sei tu, che non riesci ad avvertirne l’effetto pieno: come se avessi fatto indigestione di qualcosa che ti piaceva tanto, e che t’ha fatto star male.
Sicchè ora,quando vedi quel qualcosa, l’aspetto ti colpisce: ma il pensiero,immediato, va ai dolori di stomaco.

T’han visto anche loro, tra l’altro.
T’han salutato,si son fermate.
“Già al lavoro? Come stai?”
“Bene.Stavo pensando”.
“Eh,sempre dietro a pensare,tu.Pensieri di lavoro?Oppure pensieri d’amore?”
Ridevano.
“No,no. Vi guardavo e pensavo: guarda che due belle ragazze.”
“Aaahhh….ecco!! Cos’è,non l’avevi ancora notato? Bravo,pensalo sempre,che ci fa bene!!!”
“Ma certo. Lo penso ogni volta che vi vedo”.
Vi siete salutati.
Con tanto di bacino-bacino.

Ti sei acceso una sigaretta al volo, mentre tornavi in ufficio.
In fondo ti sei trattenuto usando una piccola bugia, innocua.
Sei stato bravo anche oggi,suvvìa.
Il tuo psicanalista sarà orgoglioso di te.

Ma se non torna dalle ferie, la prossima volta esplodi.
Dici alle tipe: “pensavo:guarda ‘ste due sceme”.
Serio.
“Guarda ‘ste due imbecilli,pensavo”.
In crescendo.
“Ora sparite, cretine,che devo fumare.Andate a dare il bacino a qualche idiota come voi”.

Sì, è meglio se torna dalle ferie, il dottore.
Meglio se torna presto.

State bene.

Ghino La Ganga

Gli stessi miei Fini.

agosto 28, 2009

Senta,Presidente Gianfranco Fini: Lei comincia a preoccuparmi,perchè La sento molto simile a me.
Oh,sia chiaro: non indosso cravatte rosa,che trovo un tantino strambe, nè occhiali a montatura extrasottile, ai quali preferisco le lenti a contatto.
Nè uso tintura dei capelli,perchè mi vien da pensare al Martini Presidente della Regione Toscana, che quando va alle inaugurazioni lo senti arrivare – causa olezzo del color nero caffè prescelto – tre quarti d’ora prima.
Però il resto lo condivido.
A Lei piacciono le donne, anzitutto: tuttavia il Suo modo di apprezzarle risulta meno chiassoso di quello del premier, e senz’altro anche meno scontato nella ricerca della partner.
Infatti, mentre nel Silvio nazionale si può constatare una predilezione per i cloni giovani e meno giovani della noiosa mugliera, in Lei si rileva una gioiosa ricerca senza preconcetti,almeno per quel che si conosce: si è andati dalla cupa palestrata tatuata laziale che mena, alla bellona siciliana un po’ dolente e tormentata,all’ilare biondona pupa del boss con trascorsi calcistici.
In secondo luogo, Lei coglie al volo le occasioni: La vidi io stesso, a un mitico festival dell’Unità a Pesaro nel 2006, scambiarsi un’occhiata di intesa con D’Alema per gestir la serata da par vostro – esautorata l’incapace Rula Jebreal che s’era fatta zittire dal pubblico – facendo diventare un noioso faccia a faccia un interessante scambio di idee, senza cattiveria alcuna.
Le piace maramaldeggiare, tra l’altro: chiamò gli astanti “cari amici” tra gli applausi,sorvolando su quel che fu il confronto politico di tanti e tanti anni fa.
Anni nei quali se Lei – giovane segretario del Fronte della Gioventù – avesse osato presentarsi a un simile evento, solo per veder come era, si sarebbe ritrovato impiccato per la cravatta rosa, l’occhiale infilato nel timpano e l’impermeabilino d’epoca a legar le braccia dietro la schiena.
Sicchè a più d’uno dei presenti sfuggì un ammirato “ che gran figlio di puttana!”, che Lei sa bene essere la più alta lode tributabile dal mondo della sinistra d’oggidì.

A tal proposito,Lei sa che la sinistra d’oggidì necessita d’un leader vero: ha potuto constarlo giusto ier l’altro in Liguria, dove è bastato un suo accenno alle Sue posizioni sui diritti e sulla laicità dello stato per portarle pieno consenso.
Consenso della sinistra italiana, intendo: perchè invece, dal Suo mondo di provenienza, sono arrivati immancabili e fetenti spernacchi, in testa gli immancabili Gasparri e Quagliariello.
I quali, ogni volta che apron bocca, penso provochino in Lei – siccome ,Le dicevo,La sento simile – lo stesso effetto che provocano in me : farmi sentire un genio assoluto,un Leonardo da Vinci .

Orbene,Presidente Fini, vengo al dunque, e La prego di non snobbare l’invito mio ( ma credo di poter parlare anche a nome del padrone di casa Anskij).
Non si comporti come fece mesi fa, quando La si voleva portare in qualche strip-club romagnolo per festeggiare la Sua posizione sulla fecondazione assistita, e ci ignorò senza neanche un commento.
Sia buono, fondi un partito, lo marchi con una connotazione laica rigorosa, chiami a sè tutti quelli che vuole, perfin la nuova Lega Nord anticlericale che tanto piace agli italiani, e ci permetta di indicarLa come nostro rappresentante.

Oppure,se vuol fare una mattana di quelle belle: si candidi alle primarie PD, come già han detto tanti.
Ma si ricordi: in quel caso, la campagna elettorale non può che partire da uno strip-club delle nostre parti: e non faccia finta di non aver sentito o letto,stavolta.

Stia bene Lei, e stiano bene i lettori.

Ghino La Ganga

M’è sfuggito.

agosto 27, 2009

Dalle pagine dei quotidiani di questi giorni, l’attuale Direttore per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale che di nome fa Mario Resca ( ex amministratore McDonald Italia), segnala d’aver concluso un grande accordo con Google.
Grazie a detto accordo, i testi conservati nei musei italiani potranno esser letti su internet, ed invogliare i lettori a venir qua,nel paesello nostro, a leggerseli.
Ne è sicuro, il Resca: “ uno vede su Google un incunabolo, lo legge,e poi sa esattamente dove si trova gli viene voglia di andarlo a vedere, di approfondire.”
Aggiunge, il Resca, che è pur vero che gli italiani non vanno granchè nei musei, ma lui ha intenzione di rendere questi luoghi più “friendly”.
Forse m’è sfuggito qualcosa.

Dal resoconto del Meeting di CL a Rimini,risulta che ieri il Governatore di Bankitalia Draghi ha fatto un figurone, in quella che tutti han definito “la sua prima uscita politica”.
A me viene in mente che un mesetto fa, quando saltò fuori la trovata di tassar le riserve auree della Banca, si udirono varie voci tra le quali quelle costernate della Banca Centrale Europea, stante l’evidente violazione del trattato su moneta unica e finanze comuni,garantite dalle singole banche nazionali con le loro riserve d’oro.
Non mi ricordo d’avere udito quella di Draghi: magari m’è sfuggita.

Ah,dimenticavo: oggi al Meeting di CL arriva Tony Blair.
Di cui m’è sempre sfuggita l’utilità.

State bene.
Ghino La Ganga

Un’amica è per sempre.

agosto 26, 2009

Quando ier l’altro a pranzo, al tavolo con amici e conoscenti, s’è detto che lei ha lasciato lui perchè lei voleva il matrimonio e un figlio, e lui invece solo un figlio senza matrimonio,hai teso le orecchie.
Perchè a difender lei c’era il migliore difensore sulla piazza: la migliore amica di lei.
Che tu hai sempre considerato poco simpatica.
Oddio: anche quell’altra, quella del matrimonio, l’hai sempre considerata poco simpatica.
Gran belle ragazze entrambe, per carità.
Ma quando le vedi ti vien sempre in mente quel detto delle parti di tua madre in Toscana: “la vigna l’era dimolto bella, ma l’uva l’era dimolto c’hattiva”.
Tra l’altro,il lasciato lo conosci.
Amico tuo?
Bah,non proprio: un buon conoscente.
Un tipo in gamba,gran lavoratore,che riempiva la tipa di mille attenzioni,regali costosi,vacanze.
E che voleva un figlio,visto che la tipa e lui convivevano già da un bel po’,in casa di lui.
Invece lei voleva abito, chiesa, musica,fiori,trecento invitati,confetti.
Il figlio?
Poi si vedeva.
Sicchè l’ha lasciato.
Adesso son tutti preoccupati per lui.
Perfino lei che l’ha lasciato: eh,poverino,lui soffre, ma io al matrimonio con la cerimonia non rinunciavo.
E neanche al brillocco: il matrimonio deve essere preceduto da consegna di appositi carati,ha fatto sapere la tipa,mica bastano quelli avuti in precedenza.

E tu?
Sei stato bravo,dài.
Non hai detto all’amica della tipa quel pensi di entrambe.
Cioè che se tutte e due si trasferissero a mille chilometri ti sentiresti meglio.
Circoleresti più sereno.
Non hai detto al moroso dell’amica – presente anch’egli al tavolo – che lo compiangi ogni sera .
Non hai telefonato al lasciato per dirgli : senti,tu non hai capito il culo che hai avuto,te lo spiego io e ti porto anche in qualche posto dove qualche ragazza te lo spiega con cura.
No.
Hai bofonchiato.
Un bofonchio che poteva anche essere un “e che cazzo”.
Ma che è stato interpretato come un non allinearsi.

Sei stato bravo,dài.
Non vedi l’ora di dirlo al tuo psicanalista,quando cazzo si decide a tornare dalle ferie.
Prima però una telefonatina la fai,al lasciato.
Parti formale.
Prosegui comprensivo.
Ma lasci il finale aperto: se credi,son qua.
Ci sono anche le mie amiche.
No,non la tua ex e la sua amica.
Ho detto le mie,di amiche.

State bene.

Ghino La Ganga

Teano.

agosto 25, 2009

Pare che Jovanotti e Lapo Elkann si siano incontrati,e che abbiano scoperto d’aver tante cose da dirsi,nonchè di amare entrambi,molto, il loro lavoro (anche se non è chiaro quale esso sia) e di provare entrambi forti pulsioni spirituali: l’Elkann Lapo ha rivelato financo di voler divenire ebreo,dacchè i rabbini,quando ebbe difficoltà, furon gli unici ad aiutarlo “senza addossargli sensi di colpa”.

Il tutto si troverebbe sulla rivista GQ, in uscita oggidì.
La tentazione di acquistarne una copia è tanta.
C’è un però.
Il luogo dell’incontro dei due: New York.

Ora, due simili campioni dell’italietta contemporanea potevan scegliere un posto simile, così saturo di luoghi comuni dai Vanzina in poi?
Inoltre: si sta o non si sta per celebrare un anniversario importante del paesello nostro?.

Ed allora, il sottoscritto avrebbe preferito che i due – novelli Garibaldi e Vittorio Emanuele II – si fossero incontrati nel luogo che fornisce il titolo del presente post: molto più significativo e storicamente evocativo.

Ho capito, non regge.
Non è vero un cavolo.
L’avrei preferito solo perchè si presta a volgari rime e scurrili giochi di parole .
M’avete scoperto.
Contenti?

State bene.

Ghino La Ganga

L’ultimo ferragosto (1*)

agosto 24, 2009

Quando si è messo a giocare a racchettoni col suo compare proprio davanti alla tua brandina al mare,hai respirato forte perchè non volevi incazzarti: dalla ragione al torto il passo è breve, t’han detto fin da piccolo.
Quando la pallina t’è arrivata addosso, l’hai presa : hai respirato forte,mentre la restituivi seppure a malincuore.
Hai detto,forte “guardate che è vietato giocare a racchettoni qui davanti, si rischia di colpir qualcuno”.
“Allora stai calmo. Stiamo calmi”, t’ha intimato lui, quello palestrato con il costume adamitico rosso e il pizzetto,mostrandoti la racchetta.
“Stiamo calmi se mi ci fate stare”, hai detto, mentre gli amici che eran con te ti prendevano per un braccio e ti facevano sedere: Ghino, lascia perdere, che si stan spostando.
“Allora stiamo calmi,” ha ripetuto forte il pizzettato palestrato col costume rosso,mentre racchettava sulla riva .
Ghino lascia perdere, t’han ripetuto gli amici.
Tu hai lasciato perdere.
Però quel tipo l’hai continuato a guardare da lontano.
Si esibiva in tutto il repertorio balneare: colpi fortissimi con il racchettone a sfiorar bambini transitanti, pause ad idratarsi versandosi minerale in testa, gavettoni alle ragazze vicine di brandina al grido di “crescete,belle troie”, moccoli a voce alta , jingle pubblicitari cantati a squarciagola.
Hai scoperto che è anche padre: due pargoletti di quattro/cinque anni, che lui ha spedito dalla mamma “ andate un po’ da lei. Giovannaaa!!! badali te, che io mi devo rilassareee!!!”.
E giù di racchettate relax a più non posso.
Il bagnino?
Amico suo.
Nessun richiamo, neppure quando quelli delle file vicine gli han detto qualcosa, e lui ha fatto spallucce:tanto tra un po’ si stanca.
Alle sette di sera passate s’eran stancati gli altri: anche tu stavi andando via .
Invece il pizzettato palestrato adamitico si immergeva per l’ultimo bagno della giornata, ululando “Sin-ce-ri-tààààà” e pisciando copiosamente.
Non c’era bisogno di intuirlo: lo diceva lui: “adesso che son da solo si piscia da dio,vaffanculo!!”.

Il giorno dopo l’hai incontrato.
Non sulla spiaggia.
Sulla strada vicina.
Tu in auto.
Tagliando appena fatto.
Motore a regime perfetto.
Lui attraversava .
Non sulle strisce.
No.
In un punto del cazzo.
Moglie e figli già passati.
Lui ultimo.
Ciabatta inciampata: fermo lì,in mezzo all’asfalto .
La ciabatta non gli rientrava,mentre la inseguiva con il piede.
Probabilmente bestemmiava.
Tu arrivavi giusto,perfetto.
Cinquanta orari esatti.
Neanche da accelerare: bastava un colpo secco.
Hai immaginato la sensazione del corpo caricato cofano,poi sbalzato in avanti, indi sotto le ruote,con te che mentieni la-stessa- cazzo-di-velocità-fino-a-completo-superamento-dell’investito.
Hai immaginato l’urlo della moglie e dei figli: non lo avvertivi come drammatico, ma come liberatorio.
Lui, bloccato a mezza ciabatta calzata, si è girato e ti ha visto.
Ha visto che non rallentavi .
Non poteva crederci.
Il puttanamad…. glielo hai letto sulle labbra,nel fresco del condizionatore di bordo.
Sei quasi certo che abbia anche detto cazzo.
Cazzo.
Cazzo adesso lo dicevi anche tu.
Gli hai frenato a tre centimetri .
L’hai scansato.
Le parole, adesso, le udivi bene.
Orcod..
Due volte.
Vaffanculo.
Una volta.
Testa di cazzo.
Due volte.
M’ammazzi.
Una volta.

Adesso era seduto per terra, di lato.
Hai tirato giù il vetro.
“Si attraversa sulle strisce.
Sei un idiota.
Pensa alla famiglia.”

Sei ripartito.
Non hai nemmeno udito quel che t’ha detto.
Se te l’ha detto.
Il fatto che vuoi tenere la macchina per un altro anno sta diventando un limite.
Anche quello che il tuo psicanalista sia ancora in ferie.

State bene.

Ghino La Ganga

Note :
(1*) omaggio a Niccolò Ammaniti.

Here we go again.

agosto 24, 2009

Si ricomincia.

Con i salari differenziati come le scuole differenziali,con Bersani che vuole dare un senso a un partito che non ce l’ha,con Sacconi che non ha mai avuto un senso, con Malta che funge da scalo intermedio,con Blair a Rimini a parlar di quanto è stato utile, con Adinolfi in tv a parlar di carisma,con Berlusconi e figli nelle foto di Chi, con Corona inseguito dal fisco come Tiziano Ferro,con la ripresa che tarda,con Roma più cara di Milano ma mai come Oslo,con le ferie che iniziano quando parti e proseguono mentre stai in coda,con l’autogrill come nuovo simbolo d’unione nazionale,con l’anniversario della repubblica,con gli italiani a chiedersi se Bossi abbia ragione non sugli inni, ma almeno sui vescovi,con il campionato dove basta avere trent’anni e hai il posto in squadra assicurato,con l’i-pod, l’i-phone, l’i-madonna e l’i-signore, con i ragazzini che si menano per la carte di Yu-gi-oh e i grandi che si menano per la precedenza alla rotonda, con le fiction dove il dialetto si è sempre parlato,con lo scudo fiscale ma con prima un po’ di accertamenti,con gli scalatori che ogni anno scalano e ci restan secchi, ma tanto è bello così, con le feste paesane sempre uguali a se stesse,i consigli comunali sul nulla, lo smaltimento rifiuti appaltato,le multe ri-statalizzate,il grande autunno rai,il grande autunno mediaset,il grande autunno sky,il grande autunno digitale,le due grandi palle che mi ritrovo.
Due palle così.

Si ricomincia,suvvìa.

State bene.

Ghino La Ganga

E finalmente si sono rimessi gli scolapasta in testa, dio portobello. Negli ultimi tempi, quelli della Voce si erano imboscati nelle retrovie anziché offrire il loro cuore e il loro genio alla guerra di civiltà contro il relativismo, ma in queste 2-3 settimane passate sono puntualmente ritornati – era ora! – in assetto di battaglia. E gli atei laicisti si allontanano in rotta, fulminati dall’insegna sotto cui si vince. All’appello manca solo la luminosa ironia di Bruno Sacchini, ma confidiamo che lo storico si farà presto risentire con uno dei suoi fondi indimenticabili per sprezzatura, saggezza e visione complessiva.

Prima ha cominciato il direttore, Franco Fregni, fattosi nuovamente partigiano contro “i nuovi Hitler” della RU486. Lo danno in armi alla macchia, dalle parti di Perticara, e all’opera con un pugno di arditi a fare l’eroismo contro i consultori. Lo aiuta nelle sue scorribande Nicholas Farrell, portandogli il cibo durante le azioni. Il grande giornalista, teorico, filosofo, teologo e profeta inglese gli prepara infatti dei manicaretti a base di patate, in ossequio alle geniali intuizioni sui mangiari di Romagna – vi ricorderete la giusta e definitiva battaglia -, tutti da buttare e sostituire con i tuberi così popolari in Albione.

Poi, dopo che altri articolisti hanno visto la Madonna ad un concerto di Laura Pausini – d’altronde, come diceva Alex in Fratello Sole, Sorella Troia, le vie del Signore sono infinite – arriviamo oggi ad un memorabile, geniale articolo di Emanuele Polverelli sul “disordine sessuale”, schiantando l’insopportabile spocchia laicista di Pedro Almodovar e le sue dichiarazioni “sui milioni di cittadini che vivono felicemente in famiglie non come le concepisce il Papa”.

L’attacco è memorabile: “E così Pedro Almodovar ci insegna il nuovo modello di famiglia”. E qui è difficile non stare con Polverelli, che dev’essere uno che ha un gran bisogno di sentirsi gregge, pecorella, magari somaro davanti al maestro. Dato che a volte farsi le proprie idee è così difficile, chi meglio del Papa può soddisfare il bisogno di autorità del nostro? E certi temi, è meglio lasciarli a chi se ne intende.

Ma ecco finalmente il tono che ci piace, quello da soldatino di ventura che offre il proprio sfintere alle gerarchie e ne gode infinitamente. Anzi, verrebbe da dire, naturalmente: “L’attacco sistematico alla Chiesa passa per vie impensate e capillari. L’ultimo capitolo di questa battaglia epocale contro la Chiesa, mossa dalla multinazionale del laicismo e del danaro […] passa attraverso il regista spagnolo Pedro Almodovar, il quale dalle colonne del giornale tedesco Die Zeit, pontifica sul papa”.

Evvai! Qui Polverelli è filologico: chi altri può pontificare, se non il Papa? Gli altri, gli individui, come cazzo si permettono, di avere le loro idee? E questo attacco laicista alla Chiesa, organizzazione affatto intenta a raccogliere denaro e configurarsi come multinazionale, per carità cristiana, chi ci sarà mai dietro? Vien voglia di chiederlo alla Roccella, devono essere senza dubbio quelle lobby diaboliche che pure sono dietro all’introduzione della RU486.

Ma poi Almodovar, che cazzo ha detto in sostanza? Che esistono milioni di famiglie diverse da come le vuole il Papa. Sai che novità, però per Polverelli ci dev’essere un nervo scoperto a dire delle banalità così; se per caso vi ci trovate vicino, non ditegli robe del tipo “Roma è una città bellissima” o “L’Inter è forte fisicamente ma manca un po’ di fantasia”, altrimenti vi arrivano dei pipponi infiniti come il seguente:

“Esiste una passione per battaglie che mirano a trasformare l’uomo e la sua struttura in altro. Non più l’uomo come un essere in ricerca di  costrutto e di senso. Non più un vivente, l’unico nell’universo, che cerca una ragione (che sia una, povera, stentata, ma che sia una, diamine! Possibile che siamoq qui per un caso cieco e banale? Possibile che il sussulto di bellezza che viviamo sia una semplice mozione della materia! Suvvia! Non è né ragionevole, né da uomini pensare questo, ma da rinunciatari e perdenti! Suvvia spiriti liberi! Siatelo veramente!). Niente più di tutto questo. L’uomo dovrebbe divenire altro. Un essere capace di stazionare temporaneamente in un luogo bellissimo eppure incompiuto (la terra), per poi doverlo abbandonare con rapidità estrema. E questo dovrebbe essere assolutamente normale, privo di problematiche… vi pare?”.

Con tutta la più buona volontà, ditemi che cazzo voleva dire il geniale Polverelli con questa tirata. Deve averla copiata da qualche vecchio video di Celentano preso su Youtube o dal calendario di Frate Indovino. L’unica cosa certa nel pensiero del grande filosofo è che sulla “struttura” (chissà che cazzo è) dell’uomo l’unico che può sparare cazzate è il Papa, mentre per gli altri non sarebbe “ragionevole”. In fondo bastava metterlo così, però alla Voce non si fanno mai mancare niente. Arriviamo così al finalone da grande epica hollywoodiana:

“Caro Pedro ma non ti rendi conto su che cosa sputi sopra? La famiglia del papa c’è. L’avete messa in ginocchio, ma c’è. Ed è un bene così grande che ne fosse rimasta una sola, la si dovrebbe gridare a tutti. Ma c’è perché c’è una gratuità, un candore, una semplicità di sguardo, che ha fatto grande l’uomo e la nostra civiltà. Quel candore di sguardo che il papa porta, con sapienza semplice, e che quella ragazza ha espresso sbottando così. Il cuore dell’uomo ha un’energia insopprimibile e così la sua ragione. Congiunti, si ribellano alle vostre giocose (e danarose) ideologie artistico-letterarie. Se Almodovar sbeffeggia il papa, la realtà sbeffeggia Almodovar”.

Sull’ultima frase, probabilmente si sentivano già le sirene delle ambulanze che venivano a prendere Polverelli ed internarlo in clinica psichiatrica: a meno che le saldissime famiglie del papa a cui il fenomeno dialettico si riferiva non fossero quelle eterosessuali dei massacri, degli omicidi-suicidi, dei padri cattolicissimi che violentano i figli e sterminano le mogli, delle depressioni assortite. Tutta roba che si risolve eliminando le separazioni, beninteso. Per cui, eccazzo, la realtà mica la ribalta il papa, ma Almodovar: non esistono altro tipo di famiglie se non come decide Polverelli. E che poi le stesse possano offrire sostegno, amore e affetto, beh, neanche a parlarne. Se siete in una famiglia “non del papa”, potete provare a mandare un fax a Polverelli, vi fa sapere lui quanto state peccando e quanto siete corresponsabili nell’avere rovinato “la famiglia del papa”. Se avete bisogno di sapere qualcosa sulla famiglia, c’è Polverelli: io sto già componendo il numero di fax della Voce.

Avanti, o genialePolverelli, entra anche tu in clandestinità coi partigiani di Fregni nelle campagne di Perticara e comincia a fare le tue insostituibili incursioni contro gay e transessuali: i relativisti e laicisti se la daranno a gambe riconoscendo i propri errori, e la civiltà occidentale ne trarrà enorme giovamento. Ne siamo sicuri.