Spalle coperte.

settembre 3, 2009

Illustravate la relazione. Era chiara.
Si potevano rilasciare nuove licenze, i dati statistici lo confermavano.
Anzi, si potevano rilasciare già da dieci anni: ma loro, quei due che avevi davanti, non l’avevano mai permesso, votando contro in commissione.
“Ci vuole uno studio statistico, un documento ufficiale”, avevano reclamato l’altra volta,votando contro e bocciando il piano.
Ora c’era, lo studio statistico del comune: in un documento ufficiale,fatto dai funzionari del settore..
“Dunque? Cosa farete?”
“Voteremo contro”.
“Ma come? Lo studio che avete chiesto dice che si può fare.”
“Non importa. Voteremo contro”.
“Ma cosa non va? La relazione?”
“No,no. La relazione è chiara e motivata.”
“Allora? Cosa non va?Il numero di licenze da rilasciare?”
“No.Non importa. E’ anche basso,tra l’altro.”
“Allora? Cosa non va?Volete difendere i vostri associati anche a dispetto dei santi?”
Si guardarono.
Poi guardarono te e il dirigente.
Uno si alzò e chiuse la porta.
L’altro si infilò sotto al tavolo e controllò tutto,anche il cestino della carta straccia; non trovò nulla, riemerse più disteso.
Solo allora uno aprì bocca.
“Non va che lo studio l’avete fatto voi. Potevate darlo da fare a noi, lo pagavate, e vi assicuravate anche il nostro voto favorevole.”
“Eh?”
“Ma certo.Voi avreste fornito tutti i dati statistici,noi li avremmo elaborati.Adesso invece avete fatto tutto in casa e di testa vostra. E le nostre categorie non guadagnano niente da ‘sta storia. Non è giusto. Voteremo contro.”
“Siete pazzi. Io vado sui giornali con ‘sta storia.”
“Il pazzo è lei,che non sa stare al mondo. Se va sui giornali si ricordi che dopo la attacchiamo noi, ogni giorno che dio mette in terra.”
“Quindi?”
“Quindi veda lei. Noi votiamo contro. Arrivederci”.
Si alzarono.
Qullo che aveva parlato non ti strinse la mano.
Quello che era restato zitto provò a stringertela .
Facesti finta di non vedere.
Uscirono.
Il dirigente ti disse solo “ adesso son cazzi.”
“Andiamo avanti”, dicesti.
Poi andasti dal sindaco.
Gli raccontasti. Ti guardò a lungo.
Sorrise.
Alzò il telefono e chiamò uno dei due, quello che aveva parlato.
Non è che lo chiamò solamente : gli ordinò di presentarsi nel suo ufficio il pomeriggio, ore sedici,lui sapeva perchè, per quella villetta in quella frazione.
Chiuse il telefono.
“Andiamo avanti”,disse sempre sorridendo.

La settimana seguente si fece la commissione.
I due non c’erano.
Uno venne dato assente.
L’altro aveva delegato un funzionario.
Che votò a favore.
Tutti gli altri componenti votarono a favore.
Il piano passò.
Stavate completando il verbale, quando squillò il telefono.
“C’è il sindaco”, ti disse la segretaria.
Andasti all’apparecchio, nel tuo ufficio.
“Tutto a posto?” chiese.
“Sì.”
“Quello?”
“Non s’è visto”.
Rise forte.
“Quel pataca. L’altro?”
“Ha delegato uno,che ha votato a favore”.
Rise ancor più forte.
“Che coglione. Che coglione.Gli altri?”
“Tutti a favore.Beh…grazie.”
“Grazie un cazzo.Devi essere duro, con questi.Devi imparare. Cosa fai a pranzo?”
“Mi sa che vengo a mangiar con te,no?”
“Bravo. E offri anche,dài. Per il piano passato,no? Dobbiamo festeggiare.”
“Dove andiamo?”
“Tranquillo. Prenotato già io. Da Ginetto.”
“Osta.Mi rovini.”
“Neanche un pranzo si offre, al tuo sindaco? Che gioventù….”
“Scherzavo.Alle tredici e trenta?”
“Bravo.Oh: conferenza stampa insieme,eh? No che i meriti te li pigli solo tu,giovane!A dopo.”
Chiuse, ridendo forte.
Ridevi anche tu,alla fine.

State bene.
Ghino La Ganga

N.B.: le situazioni descritte e i personaggi citati sono frutto di fantasia, ed ogni riferimento a fatti o persone esistenti o esistite è da considerarsi non voluto e puramente casuale.