Cassandra Polstrada.
settembre 10, 2009
Almeno dodici anni fa.
Era tardi,avevi litigato con quella che era la tua ragazza.
Che poi sarebbe diventata tua moglie.
Poi tua ex moglie.
Tornavi a casa.
Incazzato nero.
Autostrada semideserta.
A razzo.
Centoottanta,segnava il tachimetro.
Andavi forte, allora.
Mica come adesso, e che a furia di vedere incidenti d’altri ti sei preso paura e vai piano.
Imboccasti la rampa d’uscita.
Fortissimo.
L’auto scodò un po’.
Fu come vedere scorrere una foto in grandangolo.
Prima ti passò davanti agli occhi il lato sinistro della rampa.
Poi, controsterzando, rivedesti la strada di fronte a te.
E in fondo alla rampa, proprio prima del casello,vedesti la volante ferma.
Lampeggianti accesi.
I due della pattuglia fuori,in piedi.
Uno senza cappello.
Il cappello era sopra al tetto, vicino ai lampeggianti.
Lui era piegato in due dal ridere.
L’altro con cappello.
Paletta alzata .
Cazzo,come era alzata quella paletta.
Tanto.
Rideva anche quello che teneva la paletta.
Con la mano libera ti faceva: “venga qui.”
Rallentasti e andasti lì.
“Dove va,lei?”
Tratteneva le risate.
L’altro,senza cappello,era piegato del tutto, rideva,diceva “questo qui…è matto..ma hai visto la curva…la curva…la rampa…la derapata….”
Quello della paletta cercava d’esser serio.
“Dove va,lei?”
“A casa.”
Giù risate.
Come pazzi.
“Quanto faceva, sulla rampa?”
“Sessanta?”,azzardasti.
Risata pazzesca di entrambi,cappello e senza.
“Diciamo centosettanta?”
“Diciamo settanta?” azzardasti di nuovo.
“Diciamo centosettantacinque?”
“Dicamo ottanta?”
“Diciamo centoottanta?”
“Diciamo novanta?”
Ormai era un botta e risposta.
A momenti ridevi anche tu.
“Scenda un po’,lei dei novanta.Patente e libretto,lei dei novanta”.
Ridevano.
Scendesti.
Consegnasti.
“Adesso mi spiega dova va?”
“In galera?”
Risero ancora.
“Simpatico,lei dei novanta.Perchè andava così?”
“Così come?” eri instupidito.
“Così da pazzo.Cosa ha fatto? Bevuto?”
“No.Litigato con la morosa.”
“Aaah….proprio il sabato sera.”
“Già.”
“E tornava a casa”.
“Sì”
“Ai novanta.”
“Eh…”
“Litigato con la morosa,però.”
“Sì”.
“Fatto incazzare?”
“S-sì…”
“Ameno aveva le cinture.Almeno.”
Il palettato controllò i documenti.
In effetti abitavi lì,nel comune all’uscita.
“Mh.Che facciamo?.” Chiese il palettato al senza cappello.
“Boh.Che facciamo?”rispose quello.
“E’ tardi.”affermò il palettato.
“E’ tardi.” confermò il senza cappello.
“E’ simpatico?”
“Diciamo che ci ha fatto ridere.Ma è matto”
“E’ tardi,è matto, ma ci ha fatto ridere.” sintetizzò il palettato.
“E ha litigato con la morosa” aggiunse il senza cappello.
“Già. Vero.Incazzato causa morosa.”
“Un’attenuante?” azzardasti a fil di voce.
Risero.
“No,dài.E’ simpatico.” precisò il senza cappello.
“E la sua macchina tiene la strada.Io dicevo che capottava “ osservò il palettato.
“Ma no.Queste qua tengono.Poi c’è un po’ di discesa, gli ha fatto da perno.Trazione anteriore,discesa,perno.” sentenziò il senza cappello.
Adesso ti ignoravano.
“Ma se gli faceva solo da perno lui volava via.Gli ha fatto anche barriera.”
“Questo volevo dire.Perno per la derapata,barriera per la ripresa”
Non li seguivi. Era irreale.
Arrivò un tir.
Frenò fischiando.
Lo guardarono.
“E’ un frigo.Può girare il sabato.” disse il senza cappello.
Il tir passò il casello,sbuffando.
“Dunque? Che facciamo?” chiese ancora il palettato.
“Boh.Dài,andiam via. E’ tardi.” Replicò il senza cappello.
Il palettato ti restituì i documenti.
“Salga in auto.”
Adesso mi dicono di seguirli al comando,pensasti.
Si avvicinò al finestrino.
“Vede la strada?”
Ti indicò il rettilineo dopo il casello,con in fondo una curva.
“Sì”
“Bene, ora lei paga il pedaggio.Poi procede a non oltre cinquanta all’ora fino a casa.”
“Ah.”
“Se la vediamo accelerare prima della fine della curva, e da qui la vediamo, la veniamo a prendere.”
“Ah.”
“Chiaro?”
Adesso non rideva.
“Sì.”
“Guardi che la vediamo. Se anche non la vediamo, e sentiamo il rumore del motore in ripresa, veniamo a prenderla a casa.”
“Sì.”
“Anche domani mattina,veniamo.”
“S-sì”.
“Chiaro?”
“Sì.”
“Ora vada.Ringrazi anche il collega.”
“Grazie!” urlasti al senza cappello.
“E cambi morosa.” disse il palettato.
Il senza cappello rispose con un cenno del capo,appoggiato alla volante,braccia conserte.
“Sì.Cambi morosa!” ti ripetè.
Te lo dissero così.
Spassionati.
Come t’avrebbero detto di guidare più lento.
Il palettato diede un colpetto sulla portiera.
Salutasti. Pagasti il pedaggio.
Procedevi ai cinquanta.
Percorresti il rettilineo.
Sempre ai cinquanta.
La curva.
Scendesti a quaranta.
Notasti i lampeggianti in lontananza,dietro di te.
Alla prima rotonda girarono verso la statale.
Sparirono.
State bene.
Ghino La Ganga