Lo schema di Massimo.

settembre 15, 2009

A cena.
Con gente che conosci.
Anche troppo.
Una decina di persone, compreso te.
Davanti a te, una ragazza.
Libera, ma triste.
Vicino a lei, l’amica.
“Son stata in montagna.” dice la libera & triste.
“Lo so, lo so….Divertita?” chiede l’amica.
“Insomma…. non proprio.”
“Ah. La compagnia ?”
“No, no.Tutte donne simpatiche, lo sai. Io, la Miriam, la Paola, la Simona e la Francesca.Un bell’appartamento in affitto per due settimane. Peccato che tu non sia potuta venire ……”
“Siete state da dio, m’han detto”.
“Da dio. Però…”
“Però?”
“In discoteca una sera ho incontrato Massimo.”

Massimo.
La libera & triste  l’ha lasciato un anno e mezzo fa, il Massimo.
“E lui?” chiede l’amica.
“Lui…era lì. Ballava.”
“Ah. Sarà scornato, quel cretino, no? Ci ha provato?”

Le amiche del cazzo sono belle perchè sono amiche del cazzo.
Non si smentiscono: tu metti un pallone lì, in mezzo all’area.
L’amica del cazzo lo butta dentro.
Fa gol subito.
Sia chiaro: nella porta sbagliata.
Lo capirebbe un demente che si deve aspettare.
Che si deve lasciar parlare.
Che il tono della libera & triste è di quelli brutti.
Che potresti anche evitare di chiedere, tra l’altro.
Oppure rimandare: cara libera & triste, senti, domani ci facciamo due chiacchiere in santa pace noi due?
No.
Se sei l’amica del cazzo hai un compito.
Incalzare,  da amica del cazzo.
Fare la femmina superiore che incita chi ha accanto a fare la superiore.
Anche se quella accanto ha la morte dentro: superiore, deve essere.
Gli uomini?
Cretini che non capiscono, cretini che devono rincorrere.
Specie se son stati lasciati da lei, la libera & triste.
O dall’amica del cazzo.

“No.Non…non ci ha provato….” risponde la libera & triste.
“Ah…cretino doppio. E tu?”
“Io…io lo guardavo…”
“Perchè? Cosa guardavi?”
L’amica del cazzo non ammette cedimenti.
Altrimenti,  che amica del cazzo è.

“Guardavo che ballava….stava bene…”
“Bene?”
“Sì…era lì, sui cubi della discoteca…..con due ballerine…”
“Ballerine?  Chi?  Che Ballerine?”
Dimenticavo: l’amica del cazzo è convinta che in giro non vi siano altre donne,  a parte lei e la libera & triste.
Si becca confutazioni continue di questa convinzione ogni giorno, basta che esca di casa: però lei non molla.

“Due ballerine….straniere. Le cubiste del locale, insomma.”
Tu non sei un amico della libera & triste.
Nè del cazzo, nè normale.
Non sei proprio amico.
Non ti senti in colpa, perciò, nel figurarti il Massimo in mezzo a ‘ste due cubiste.
Un uomo rinato.
Come la chiamano in psicanalisi?
Proiezione esterna dell’io?
Boh.
Sai solo che ti sfugge un: “Ah…..”
Con tono compiaciuto.
L’amica del cazzo se ne accorge..
“Due troie, no? Che troie ci sono in giro….”
L’amica del cazzo non perde un colpo.
Bisogna riconoscerlo.

“Non lo so…”
Lo smarrimento della libera & triste fa tenerezza.
Perfino a una nota testa di cazzo come te .
Però resti zitto.
“Son troie, dài retta a me. Troie. Dove vuoi che vada, quello lì, no? Giusto a troie.”
L’amica del cazzo così sentenzia, guardando la libera & triste.
Poi guarda te.
L’essere in analisi comincia a farti bene: mostri il tuo sguardo vero.
Che sia chiaro quel che pensi.
L’amica del cazzo distoglie il suo, di sguardo, con una specie di brivido semi-impercettibile.

“A troie. Giusto lì, deve andare…devono andare certi uomini…”
insiste, l’amica del cazzo, rabbrividendo.
“Non lo so… so solo che non mi son sentita bene…..”
“E perché?  Almeno t’ha salutato,  quel villano?
“Sì, sì…m’ha detto ciao, come stai, tutto bene?
“E tu?”
“Io…l’ho salutato… ma non sapevo cosa dire… poi lui mi ha presentato quelle due ragazze…le cubiste…”

Massimo lo hai sempre sottovalutato.
Devi riconoscerlo.
Sottovalutavi anche Mondrian come pittore.
Invece aveva ragione lui: un rettangolo azzurro, uno bianco, uno rosso, ancora uno bianco, poi uno giallo.
Uno schema: tutto al suo posto.
Come fa Massimo.
Se balli con due cubiste, le presenti alla tua ex morosa.
Colei che ti ha lasciato, sostenendo che voleva una famiglia, non andare in discoteca.
Ma che hai incontrato in discoteca.
In discoteca, proprio dove lei sosteneva di non volere andare.
E dove invece va ogni settimana ,anche quando è a casa e non in vacanza, ti confermano.
Tra l’altro, non l’hai lasciata tu.
T’ha lasciato lei.
E’ giusto così.
Ti fermi, interrompi il ballo, le presenti le cubiste.
Come si deve.
Ti presento Tizia, ti presento Caia.
Poi riprendi a ballare.

“E tu?”
L’amica del cazzo, adesso, è proprio inorridita forte.
“Io….io ho stretto la mano…che in quel casino non ho capito neanche i nomi…Massimo le ha presentate anche alla Miriam, alla Paola…alle altre, insomma….”
Lo capirebbe un cane .
Un cane, lo capirebbe.
La libera & triste sta rivivendo un’esperienza dolorosa.
Bisognerebbe essere appartate, in un altro posto.
Ascoltarla.
L’amica del cazzo può smentirsi adesso?
Eh, no.
“Erano belle? Sai,’ste straniere…..che lavorano in discoteca….”
Eccola lì.
Palla in area, altro gol.
Sempre nella porta sbagliata.
Farà anche il terzo?
“Eran praticamente nude, vero?”
E vai.
Terzo autogol.

“Scusate…vado a fumare”.
Hai parlato tu, stavolta.
La vista della libera & triste conciata in quel modo non la reggi.
Sarebbe da chiamare un’ambulanza, per far portar via l’amica del cazzo ed impedirle di completare la distruzione.

Ti allontani.
E’ fine estate, si sta bene all’aperto.
Ma non è il caso di fumare lì, davanti a loro.
Ti accendi una sigaretta

Telefonerai a Massimo, la prossima settimana.
Devi prenderci un caffè insieme.
Ragionar di schemi.
E’ uno serio, Massimo.
Un preciso.
Coerente.
Schemi.
Mai buttar via nulla.
Sottovalutavi anche il povero Gaetano Scirea quando giocava.
Invece aveva ragione lui.
Mai buttar via la palla.
Mai urlare a vuoto.
Schemi.
Pulizia: un pallone qua, poi uno di la’.
Fai la tua partita.
A prescindere da quella che fanno gli altri.
Adesso l’hai capito.
Dove hai messo il numero di cellulare di Massimo?
Lo trovi, lo trovi.

Magari adesso non lo chiedi  alla libera & triste.
Né  all’amica del cazzo.

No, dài.
Non è il caso.

Si avvicina un altro della tavolata.
“Oh, bravo, facciamo l’angolo fumatori. Hai da accendere?”
“Certo. E tu hai il numero di Massimo?”
“Come no. Lo cerco nel cellulare…”

State bene.

Ghino La Ganga