Da lontano.

febbraio 5, 2010

Solo un’ultima considerazione su Avatàr.

L’accumulo di immagini e situazioni già viste e riviste, che caratterizza il film, mi ha ricordato il fotografo J.Fontcuberta: egli raccoglie microscopiche foto prese da google,e le utilizza a mosaico per ottenere la replica di una foto d’attualità.

 

 

 

 

Il risultato è notevole: a una prima impressione,restando lontani dall’opera, l’occhio è attirato perchè percepisce un’immagine che,sebbene già vista,risulta sorprendente per lucentezza e colori.

Solo avvicinandosi,l’arcano è svelato, e i singoli tasselli si rivelano per quel che sono,ossia foto già ampiamente conosciute  e quasi consumate dal tempo.

Sicchè,come suggeritomi stamattina da un amico acuto conoscitore di cinema minore, forse il miglior modo per gustare Avatàr è quello di guardare il film da lontano. Il più lontano possibile.

Restando a casa,ad esempio.

State bene.

Ghino La Ganga