L’incompresa.

luglio 30, 2010

Adesso gliele avrebbe cantate. Doveva avere un posto degno di lei. Mica poteva andare sempre così. Era il quinto studio che cambiava, in otto anni. Mai per colpa sua. Ne era convinta. Per la miseria,era così chiaro: finiva sempre in qualche banda di incapaci. Nel primo studio, aveva litigato con il capo quasi subito. Era un incompetente, quel coglione: dava ascolto a tutti,fuorchè a lei, che era bravissima. S’era licenziata in un amen. Nel secondo studio, per prima cosa aveva scritto una relazione su come si sarebbero dovute fare le cose. Nessuna gliel’aveva chiesta,ma lei l’aveva scritta; così capivano, con chi avevano a che fare, che con lei non si scherzava. Solo che la relazione non l’avevano cagata proprio E sì che lei l’aveva mostrata a tutti,anche a quelli che nella relazione erano più criticati: lo vedi,lo dico anche nella mia relazione, tu non hai la capacità per quel posto. L’avevano messa in un altro ufficio, e lei era partita al volo con una bella causa per mobbing. Davanti al Tribunale, il titolare s’era fatto consigliare dal suo avvocato: meglio chiudere la vicenda. Sicchè il tipo aveva firmato un discreto assegno, e s’erano salutati; lei fredda, lui cordiale, come si fosse tolto un peso; quell’imbecille, non sapeva cosa s’era perso. Per un mese era stata ferma: poi era stata assunta da un grosso studio, di quelli con tante sedi all’estero. Era stata parecchio in giro. A Londra,soprattutto. I colleghi inglesi li trovava preparati, ma privi di brio: ogni volta che tornava in Italia se ne lamentava, che pescelessi,mai che ci provino,devo far tutto io. Dopo un po’ di avanti e indietro ( con l’Italia) si stancò; chiese un aumento stratosferico. Le fecero notare che lavorava lì da neanche un anno, già ben retribuita. Lei s’incazzò: tanto valeva restare in Italia, allora. Tornò dunque alla sede di Milano. La segretaria del suo settore le stava sul culo. Un giorno notò che le mancavano dei soldi dalla borsa: fece una scenata galattica, con urli che si sentirono in tutto il palazzo. Chiamò i carabinieri. Accusò la segretaria: non poteva che esserseli presi lei,quei soldi. Quella piangeva, ma lei non volle sentir di cazzi. La denunciò. Dopo una settimana si ricordò che quei soldi li aveva spesi lei stessa in pausa pranzo,quando era andata a fare un massaggio ayurvedico nel centro massaggi vicino allo studio. Chi se ne fregava. Non ritirò la denuncia : intanto la segretaria si era licenziata, quindi aveva altra roba da nascondere,quella stronza; e comunque non avrebbe avuto conseguenze, tanto prima o poi sarebbe arrivata santa prescrizione. Il problema fu quanche mese dopo. Quando accusò un collega di averle messo la mano sul culo. Lei aveva sentito una mano sul culo: s’era girata e aveva visto la faccia di lui,intento a parlare con un’altra collega. Un chiaro segno di colpevolezza. Fece una scenata. Davanti a tutti. Quella stronza che parlava con il collega, anziché sostenerla per dovuta solidarietà femminile, la guardava come una pazza: cosa stai dicendo, lui stava parlando con me. Voleva denunciare anche lei. Il penalista la sconsigliò di fare denunce. Neanche una. Lei si incazzò a bestia: è un mondo sporco,pieno di delinquenti. Il capo dello studio chiese di parlarle. La chiamò nel suo ufficio, ma non da solo. C’eran anche il responsabile del personale ed altri due dello studio. Le fece capire che era meglio se si faceva vedere da qualcuno,e ancora meglio se scioglievano consensualmente il rapporto di lavoro. Le offrì una buonuscita non male. Lei gliene disse di tutti i colori: i pazzi erano loro, che non capivano con chi avevano a che fare. Pretese un aumento della buonuscita. Glielo diedero, ponendo come condizione di vederla uscire,definitivamente, entro le ore diciassette. Alle diciassette e trenta aveva già un appuntamento con un altro studio. Li aveva avuti come avversari in una questione. Li aveva colpiti,perchè era stata durissima anche se aveva torto: era riuscita a spuntare condizioni vantaggiose, minacciando di tutto . Loro,per non sfinirsi di cause,avevano accettato. Bene. Ora la questione riguardava lei. Si trattava di accordarsi, il compenso,eccetera. Adesso gliele avrebbe cantate. Non avevano ancora capito, con chi avevano a che fare.

(State bene. Ghino La Ganga)