Cinema parallelo.

settembre 15, 2010

 

Un giorno vorrei tentare un parallelo tra I cancelli del cielo (1979) di M. Cimino e Il Petroliere (2007) di Paul Thomas Anderson. Non saprei da cosa iniziare,però. Magari dalla vita dei due registi, soggetti entrambi a valutazioni entusiastiche o massacri senza appello della critica, accomunati dal vivere in modo strambo, tra continui problemi di budget, il rischio di fallimento di chi li produce, improvvise svolte mistiche.

Oppure dal senso dei due film: seppur diversi nell’impianto e nel titolo originale ( Heaven’s gate l’uno, There will be blood l’altro, che meglio fa presagire), rappresentano entrambi un attacco frontale al sogno americano, che risulta posseder nulla di glorioso, ma tanto di cattivo e disperato riducendosi a una lotta bestiale per impadronirsi di  terreno da sfruttare, anche a costo di devastarlo.

Potrei poi tentare una disquisizione sulle inquadrature : se I Cancelli del cielo riempie gli occhi con scene sterminate e campi lunghi, la prima parte de Il Petroliere vede raramente la macchina da presa sollevarsi oltre il suolo, quasi gli interpreti fossero schiacciati a terra.

Potrei azzardare le solite cazzate da critico mistico: ne I cancelli del cielo c’è una sorta di trinità buono/meno buono/buonina rappresentata da Kristofferson,Walken e la Huppert, ne Il Petroliere una sorta di trinità spietato/furbino/invasato composta da Day-Lewis, e dal “doppio” Paul Dano, interprete dei due fratelli l’uno avido, l’altro religioso .

Quanto al resto del cast, mi concentrerei su quel che pare essere la vera distinzione: mentre I Cancelli del cielo è film dalle mille comparse e dalle scene di massa formidabili, dalle quali si stacca di volta in volta il singolo ( il prologo ad Harvard,il mitico arrivo del treno originale che da solo diede il primo colpo al budget, l’assedio finale con l’attacco dei carri), Il Petroliere fa apparire come tanti singoli i componenti di una folla o di un gruppo, quasi ciascuno fosse in realtà totalmente isolato davanti al proprio destino, epperciò privo di aiuto dagli altri ( le scene del fiotto di petrolio che fuoriesce da terra, la costruzione della chiesa, la scena delle trattative per l’acquisto dei terreni).

Potrei aggiungere che nella prima visione de Il Petroliere mi ipnotizzò la scena di Daniel Day Lewis che, a gambe fracassate, riesce ugualmente a raggiungere l’ufficio dove si fa rilasciare la concessione, ricevendola sdraiato a terra.

Così come, alla prima visione de I Cancelli del cielo, mi ipnotizzò la scena del ballo degli immigrati sui pattini, fino all’ultimo walzer di Kristofferson e della Huppert.

Ma sì, dài. Un giorno proverò a scrivere qualcosa. Anche se sarebbe meglio lo facesse Anskij.

State bene.

Ghino La Ganga