Sostanza in Tabella 1.

settembre 24, 2010

 Sei lì che aspetti fuori da un ufficio pubblico. Non c’è tanta gente. Tra due persone è il tuo turno. Ne entra uno, resta una sola persona. Esce quello dentro, entra l’ultimo prima di te. Bene. Ormai ci sei. In quel momento arrivano due che conosci. Sono più giovani di te. Fanno il tuo stesso lavoro, ma in un ente. Sicchè li incroci spesso in posti come quello dove siete adesso.Li hai visti in azione, più volte: sono due molto precisi. Puntuali, ordinati, preparatissimi. Sempre impeccabili: giacche, cravatte, valigiette perfette. Sono molto stimati. Considerati molto affidabili sul lavoro. In genere sono anche molto cordiali: quando vi incontrate, gran saluti. Stavolta, però, non ti hanno visto. Si son seduti poco distante,dietro a una colonna, in una specie di angolo. Non capisci nemmeno bene se sono lì perchè devono andare in quell’ufficio, o se cercavano solo un posto per parlare. Uno dei due si alza, gironzola con le mani in tasca davanti all’altro.

“Allora….hai deciso?”

“Sì.”

“Dopodomani?”

“Sì.Dopodomani.”

“Cazzo….non so …..”

“Neanche io lo so. Ma non sapevo più cosa fare. Che madonna fare.”

“Roberta lo sa?”

“Sì…..sì che lo sa.”

“Alla fine le hai parlato… cazzo ha detto?”

“Eh…. s’è incazzata. Ma l’aveva capito,dài. Mica è scema. Tutti quegli alti e bassi. Quelle nevrosi. ‘Sta mania di ordine. Pensava fossi diventato pazzo.”

“Ma….lei ti aiuterà?”

“Boh. Non lo so. Non è facile. Non ne avrà voglia. Già gliene ho fatte passate tante. Ma io… non so nemmeno più se me ne frega.”

“Adesso lo dirà ai suoi….”

“Ci ho già parlato io. Ho parlato a tutti. Ai miei. Ai suoi. A mia sorella. Lo sanno tutti. Ho anche già venduto la macchina.  L’ho svenduta. Ma chi se ne frega. Tanto per un po’ non mi serve. Invece mi servono i soldi. Quelli sì.”

“L’hai detto anche ad altri? Magari era meglio non dirlo proprio a tutti…”

“Non l’ho detto a tanti. Ma tanto lo sapranno già tutti. E chi se ne frega.”

“Eh…chi se ne frega….quando avrai finito,dovrai tornare a lavorare qua…”

“Eh…non lo so mica. Non lo so…”

“Cazzo…non fare l’imbecille. Io come faccio,da solo? “

“Ti organizzerai. Troverai uno più bravo. Uno che non si sfonda di cocaina. Che non deve entrare in una comunità di recupero. Che se sta male vuol dire che ha l’influenza, non che gli è venuto un collasso e ha le narici che sanguinano…..”

“Ma vaffanculo….”

“(ridendo)… ma vaffanculo tu. Sono io il tossico del cazzo. Mica tu….”

“Diobono….che cazzo di roba…..”

 Dall’ufficio esce quello che era prima di te. Ti saluta, ma loro non lo sentono. Lo sentono,invece,quando passa davanti a loro e li saluta forte oh cazzoni,come state? Allora?

Li senti simulare una  normalità. Borbottare convenevoli. Allontanarsi insieme a lui. Tu però non entri nell’ufficio. La porta è rimasta semiaperta. L’impegato sa che ci sei, ha sentito il saluto di quello prima. Mette fuori la testa: ah,buongiorno. ha bisogno?

Sì. Adesso entro. Solo un attimo. Per favore.

 (State bene. Ghino La Ganga)