Enzo, Enzo, Enzo.
dicembre 21, 2010
L’Italia del 1978 giocò il miglior calcio che una nazionale italiana abbia mai giocato ai mondiali. Chiedete a chi c’era. Lo dicono tutti. Attaccava sulle fasce con Gentile e Cabrini, pressava a centrocampo con Tardelli e Benetti, svariava sulla destra con Causio, sfiniva le difese avversarie con Bettega e Rossi. Fu per via del tanto ardore prodotto che terminò la benzina prima del tempo: dal secondo girone in poi faceva grandi primi tempi che sprecava nella ripresa. Finì quarta, dopo aver battuto Francia, Ungheria e l’Argentina (poi campione) nel primo girone, pareggiato nel secondo girone con la Germania Ovest (i cui giocatori si abbracciarono increduli alla fine per lo scampato pericolo: l’Italia aveva dominato), vinto con l’Austria, perduto con l’Olanda per via d’una rimessa laterale non restituita, perduto la finalina con il Brasile dopo aver colpito due pali e una traversa.
L’Italia del 1982 imparò la lezione: catenaccio a bestia, Zoff in trincea sulla linea, Gentile e Collovati a strappar maglie alle punte avversarie, Conti a ripartire in contropiede, Tardelli a far l’urlo di guerra, Rossi a segnare a mitraglia dopo la quarta partita. Si prese il lusso di farsi annullare un gol regolare di Antognoni contro il Brasile, in quella che chi ha la mia età considera la madre di tutte le partite mondiali. Vinse il mondiale strapazzando la Germania Ovest in finale.
L’Italia del 1986 giocò malissimo. Sembrava il monumento di se stessa: vecchia e frastornata. Perse con la Francia di Platinì: tornata in patria, si beccò fischi e rampogne.
A governare il tutto, sempre lui: l’Enzo Bearzot dal Friuli. Da conoscitore di calcio, finì con l’essere uno psicologo: tanto gli undici del 1978 ottennero meno di quel che meritavano, quanto gli undici del 1982 partorirono più di quel che potevano.
Fu un capace motivatore : gonfiava e sgonfiava i suoi in un amen. Nello spogliatoio nessuno fiatava. I suoi andavano in campo con una responsabilità: essere presenti a se stessi, far tutto il possibile. Volle proseguire fino al 1986 : dopo la vittoria del 1982 poteva andarsene e lucrare contratti milionari in club privati, anche all’estero, ed evitare minestre riscaldate. Sicchè restò, e sbagliò. In questo fu molto umano. Ma più simpatico di Lippi, ne converrete. Addio,friulano. Per quelli della mia età, è come se fosse morto uno zio in gamba.
State bene.
Ghino La Ganga