Romagna calibro uno.

gennaio 6, 2011

 

Sono passati vent’anni e più, da quando quelli della Uno bianca scorrazzavano tra Bologna e la Romagna, facendo un po’ quel che volevano: rapinare,ammazzare testimoni o gambizzare, massacrare carabinieri e immigrati africani. Nonostante le condanne, non s’è mai chiarito quale fosse  il movente effettivo, soldi a parte; né come fosse possibile che un paio dei componenti, di professione poliziotti, non si fossero traditi per così tanti anni; al punto che uno di loro, appena rapinata l’armeria di via Volturno a Bologna, ci tornò per montar la guardia ai cadaveri dei proprietari, con la prima pattuglia utile del 113 felsineo. Né s’è mai chiarito perchè, per l’eccidio dei tre Carabinieri al Pilastro, il 4 gennaio 1991, vennero tirati in mezzo i pregiudicati fratelli Santagata: prima condannati, eppoi scagionati; né perchè non si seguì la pista delle armi da guerra che i criminali usavano: come, in particolare, dei fucili mitragliatori pesanti, non proprio diffusissimi. Né si comprese, fino in fondo, perchè la banda taglieggiasse un rivenditore d’auto usate di Rimini; né se, a scoprire che uno dei responsabili stava in un appartamento del piccolo comune di Torriana , fu la tenacia degli investigatori ( versione ufficiale) o una strana telefonata alla Questura di Rimini (versione di Fabio Savi).

State bene.

Ghino La Ganga