L’elemosina del vaffanculo.
Maggio 29, 2011
Ormai ci ho costruito su una teoria. Secondo me, ci sono persone che elemosinano un vaffanculo. Come è possibile? chiederete voi. Mah. Qualche psicanalista potrebbe risponderVi in modo esaustivo e senz’altro con maggior competenza di me; che, tuttavia, provo ad esporre. Probabilmente, l’elemosina del vaffanculo è un meccanismo che matura nell’infanzia. Il soggetto cresce maltrattato da entrambi i genitori, ma il più delle volte dal solo padre : appena apre bocca per dire qualcosa, senza distinzione tra una sciocchezza o una concetto plausibile, viene zittito con un smetti subito di dir cazzate. A quel punto, la crescita del soggetto è a un bivio: la prima strada porta alla frustrazione, ossia a un’involuzione del soggetto che si chiude in se stesso e cova un sordo rancore, sfogandolo estemporaneamente e magari solo nell’età adulta, oppure mai sfogandolo . La seconda strada porta all’immediata reazione : il soggetto rivendica fin da adolescente una totale autonomia di esposizione, ed entra in diretto conflitto con il genitore. Se la condizione è quella – come dicevo – d’essere zittito dal genitore a prescindere dalla qualità dell’idea manifestata, il soggetto non verrà dunque educato a distinguere tra le sue idee: finendo così per considerarle , tutte, valide e da difendere a spada tratta. Sicchè egli formerà il proprio carattere come difesa d’ogni sua espressione, considerando le critiche altrui – anche quelle garbate – solo come ripetizioni ancorchè attenuate dello smetti subito di dir cazzate udito da adolescente. Il meccanismo sì formato, avrà un suo consolidarsi infausto nell’età adulta: il soggetto, ormai schiavo dell’idea che l’affermazione di sè passi attraverso un conflitto inevitabile con l’altro, riprodurrà nelle relazioni interpersonali quell’iniziale contrasto con il genitore. L’eventuale , esasperata, reazione altrui ( ossia: il vaffanculo), così inquadrata, giammai provocherà nel soggetto un autoesame critico o una perdita di certezza, che anzi risulterà rafforzata dal ripetersi di uno schema più volte vissuto: schema che il soggetto considererà quale chiaro segno d’esser, egli, sul giusto tracciato. Perchè il soggetto possa pertanto dirsi rassicurato, dovrà provocare spesso contrasti con l’altro , anche quando l’altro a tutto pensa, fuorchè a discutere. Eccoci dunque giunti alla elemosina del vaffanculo, cioè al sollecitare ( rectius : disperatamente chiedere ) all’altro un contrasto violento, ormai necessario al soggetto quanto l’aria che respira. Ciò mi è venuto in mente giorni fa, leggendo un commento a firma Gigi sul blog di Galatea; m’è tuttavia apparso in tutta la sua chiarezza oggi, leggendo le dichiarazioni di Daniela Melchiorre.
State bene.
Ghino La Ganga