Dimenticare Cheren.

luglio 7, 2011

 

                                                                                                                                                               Sono passati oltre settant’anni esatti. Su altre battaglie –  specie in questo centocinquantenario unitario nel quale s’è recuperato proprio tutto –  è stata scritta e detta ogni cosa. Ben poco su questa battaglia , invece,  durata quasi due mesi tra il febbraio e il marzo 1941, in una parte dell’Eritrea aspra e difficile. Una battaglia nella quale trentamila soldati italiani ed ascari, con pochi carri armati, poca artiglieria e pochissimi aerei, tennero testa per quesi sessanta giorni a oltre cinquantamila soldati inglesi ed indiani meglio armati, meglio dotati di carri armati, e con tanti aerei ad appoggiarli. Il motivo di una così strenua resistenza non è mai stato ben chiarito. Non credo c’entrasse un qualche spirito fascista : anzi, sarebbe stato da ritenersi totalmente fuori luogo, visto che l’Africa Orientale Italiana era stata abbandonata a se stessa da Mussolini fin dal giugno 1940, ed il generale Carnimeo doveva far con quel poco che aveva. Forse fu il nostro, solito, spirito strampalato: diamo il meglio quando siamo con le spalle al muro, disperati. Non si potrebbe altrimenti capire cosa spinse il generale Lorenzini, a neanche quarant’anni di età, a fare praticamente da scudo ai suoi ascari: sicchè il primo colpo di artiglieria sparato dagli inglesi per respingere l’assalto del Dongolaas prese proprio lui, capofila, decapitandolo. Era strano il rapporto, che legava l’Italia con quella strana colonia, che proprio colonia forse non era: gli Eitrei non si sentivano colonizzati, bensì protetti contro gli Etiopi. Non ci eravamo comportati da bestie con loro all’epoca, né male ci comportammo dopo: gli ascari eritrei continuarono a ricevere la pensione di guerra , recandosi a riscuoterla in ambasciata italiana, dove era un fatto normale che chiedessero di poter baciare il tricolore. Come è normale girare per L’Asmara, vedere un’architettura familiare, sentir parlare un perfetto italiano, e scoprire che le lasagne son considerate un piatto della tradizione. Dimenticandosi di dove si è.

State bene.

Ghino La Ganga

Il cvetino ovunque.

luglio 7, 2011

 

 

 

 

 

Sì, pevò adesso, per dave del cvetino a uno, non è che puoi chiedeve confevma a un altvo,dài, Tvemonti. Dài.

State bene.

Ghino La Ganga