Moda pronta (*), senza tempo.
luglio 13, 2011
A ottobre 1981 uscì l’album Speak and spell. Andò bene, decimo posto in Inghilterra, e il singolo I just cant’ get enough si fischiettava amabilmente. A me, però, piace ricordare A broken frame, che uscì l’anno dopo. La copertina era splendida: una sorta di realismo magico agreste, inquietante. I suoni eran più evoluti della media del pop dell’epoca: parevan l’incontro tra la musica da chiesa e l’elettronica da discoteca. Ci fu infatti chi, per l’occasione, definì quello dei Depeche Mode un suono elettropastorale, e a sentire Leave in silence o Nothing to fear veniva da dargli ragione. Tutti predicevano, tuttavia, che i ragazzotti venuti da Basildon nell’Essex sarebbero durati non più d’un par d’anni : la frattura dolorosa di Vince Clarke, andato a formare gli Yazoo con Alison Moyet, sembrò una conferma del triste vaticinio. Senonchè i rimasti – capeggiati da un Martin Gore improvvisatosi compositore, e da un Dave Gahan scopertosi gran voce – ribaltarono la previsione : tra una ripartenza col botto nel 1983 ( Construction time again), alcuni hit assortiti ( mettete su Enjoy the silence e vedete ancora oggi l’effetto che fa) , crisi per droga e alcool, e tanti di quei litigi da perdere il conto, andarono avanti. Passarono il decennio, superarono anche quello dopo, e – udite udite – scavalcarono di getto il millennio. Dave Gahan racconta un aneddoto, a suo dire utile per capire come superarono gli eventi e le crisi : durante un concerto del 2001 lui ebbe un crollo, e lo portarono dietro al palco per rianimarlo; sicchè Martin Gore e gli altri, presi alla sprovvista, dopo essersi scambiati uno sguardo di intesa si buttarono su tastiere e chitarre urlando al pubblico: ora vi facciamo sentire alcuni strumentali del prossimo LP. E attaccarono Nothing to fear, Satellite, Get the balance right. Roba di vent’anni prima, che il pubblico prese, entusiasticamente, per nuova. Dave Gahan sostiene di essersi ripreso grazie alle risate che fece. Beh, che aggiungere? Ah,sì: come sottofondo suggerisco Behind the wheel. Anche la versione “ansiosa” del 2004 va bene, dài : meglio se siete in buona compagnia. Dato il testo, ci siamo capiti.
State bene.
Ghino La Ganga
(*) se qualcuno attacca con quella pugnetta della traduzione non proprio fedele, si ritenga bannato dal blog.