Palloni perduti.

agosto 25, 2011

Alla viglia di un campionato di calcio italiano che non si sa se inizierà, constato che ciò mi interessa sempre di meno. In effetti, a ben pensarci, una delle poche volte nelle quali il calcio poteva davvero significare qualcosa, fu nella finale del mondiale 1978 tra Argentina e Olanda, a Buenos Aires. Al novantesimo minuto esatto, sul risultato di 1-1, l’olandese Rob Rensenbrink ricevette un lancio lungo da Krol. Era defilatissimo a sinistra della porta, però riuscì a colpire abbastanza bene. A portiere argentino Fillol battuto, la palla andò sul palo e rimbalzò in area. La difesa argentina riuscì a spazzar via. Finirono così i regolamentari, e iniziarono quei tremendi supplementari nei quali l’Argentina segnò due gol ( di cui almeno uno irregolare, grazie all’improvvisa miopia dell’arbitro italiano Gonella: un tantino casalingo,  a inizio partita aveva perfino piantato una grana a uno dei fratelli Van de Kerkhof per una fasciatura a suo dire scorretta) e vinse. Addio Olanda. E soprattutto: addio democrazia in Argentina. La giunta militare uscì rafforzata: i successi sportivi sono molto importanti, nei paesi poveri civilmente . E pensare che a metà torneo Platini era apparso in televisione, a leggere un comunicato contro la dittatura, e i ribelli montoneros eran riusciti perfino a infilarsi nella diretta televisiva di una partita, per protestare contro le infamie dei generali della giunta militare. Dopo, tutto fu cancellato. Se quel tiro di Rensenbrink fosse entrato, l’Olanda sarebbe stata campione del mondo. Alcuni giocatori olandesi sostengono che sarebbero stati uccisi negli spogliatoi. Visto quel che succedeva a poca distanza, in quella macelleria chiamata ESMA, c’era da temerlo. Però, forse, sarebbe andata diversamente. C’era molta,troppa televisione a documentare quel che accadeva. Forse i generali sarebbero andati in crisi. La gente si sarebbe davvero incazzata con loro : cos’è, non siete nemmeno in grado di vincere un mondiale organizzato e pilotato? Tutto quel che sapete fare è spostare la partita con il Perù, in modo da sapere quanti gol fare per passare per differenza reti ? Forse, non si sarebbero dovuti attendere l’anno 1982 e le Falkland. E, magari, i voli della morte per uccidere i disgraziati desaparecidos non sarebbero mai esistiti. Ah,già : il buon Rensenbrink avrebbe vinto classifica cannonieri del torneo, e  pallone d’oro. Strameritati, perdiana.

State bene.

Ghino La Ganga

P.s.: in rete circola un’altra foto, spacciata per il momento nel quale Rensenbrink colpì il palo. Non fatevi ingannare, l’azione giusta è quella sopra. Notate lo sguardo del capitano argentino Passarella sullo sfondo: è terrore puro. Chi vuole trova l’azione anche su youtube, mi sembra nel frammento n.11 della partita.

10 Responses to “Palloni perduti.”

  1. Dr.Gonzo Says:

    “E soprattutto: addio democrazia in Argentina. La giunta militare uscì rafforzata: i successi sportivi sono molto importanti, nei paesi poveri civilmente .”

    concordo, mi hai fatto tornare a mente una frase attribuita a churchill:

    “Gli Italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre.”

  2. pio Says:

    e gran parte del popolo argentino è di origine italiana…

  3. anskijeghino Says:

    per Dr.Gonzo e Pio:
    beh, avendo lettori come voialtri, posso evitare di dilungarmi: afferrate al volo.
    Comunque, il filmato del palo di Rensenbrink al 45′ del secondo tempo regolamentare andate a vederlo, se non lo vedeste in diretta all’epoca. Vale la pena.
    Grazie per la lettura, state bene.
    Ghino La Ganga

  4. uoitiua Says:

    Chapeau. Tantissimo chapeau.


  5. […] Anskijeghino’s Blog……..Palloni perduti […]

  6. nomedelblog Says:

    grazie mille, una storia che vale la pena conoscere. di certo non ci si ricorderà di Tommasi e Totti che litiga con gli allenatori.

  7. Nick Says:

    Bello come sempre, Ghino, ma non è così semplice…
    Alla fine nessun calciatore si tirò indietro: lo stesso Crujff, per anni indicato come fondamentale “dissidente” e unico grande assente in Argentina, ha sempre sostenuto con forza che la politica non ha assolutamente interferito con la sua scelta dell’epoca e che, sostanzialmente, della dittatura gliene fregava meno che della salute del suo ginocchio o della compagnia estiva della sua famiglia. Anche Platini, in realtà, non lesse nulla: storicamente l’unica manifestazione collegiale venne intentata anni prima in occasione del “Mundialito” (anche in Uruguay vigeva una dittatura), per la quale vennero raccolte 41 firme di calciatori e tecnici italiani che contestavano la ferocia politica del regime chiedendo maggiore democrazia… firme poi vergognosamente sconfessate da 39 di loro e riconosciute solo da Ilario Castagner e Sergio Santarini (sì, proprio il Santarini riminese, storica bandiera della Roma e uno dei pochi nostri conterranei “con le palle”).
    La nazionale svedese in Argentina, invece, doppiamente coinvolta poiché in corso la segregazione, da parte della Giunta, della diciassettenne Dagmar Hagelin, inviò nottetempo solo alcuni giocatori a portare segreto conforto ai famigliari… evitando “scomodi” riscontri mediatici per entrambi i governi ed vide il solo portiere della squadra incontrare le madri dei desaparecidos in Plaza de Mayo. La stessa “marmelada peruana” è stata sconfessata da decine di testimoni…

    Caro, carissimo Ghino… purtroppo quando gira il soldo e l’interesse tira più la pezza di un Tango che la pezza di un Tanga.

    (Per tutti i dettagli e le fonti oggettive suggerisco l’inquietante libro di Pablo Llonto “I mondiali della vergogna. I campionati di Argentina ’78 e la dittatura”).

    • anskijeghino Says:

      per Nick:
      leggerò senz’altro il libro che consigli. Quanto al resto: mi risulta che le defezioni più vere dacchè “politiche” furono quelle di Van Hanegem per l’Olanda e di Breitner per la Germania. Su Crujff ho avuto, in effetti, parecchie riserve: faceva il democratico pur giocando nella Spagna Franchista ( come Breitner, tra l’altro). Mai avuto dubbi circa il potere dei soldi: tuttavia, se quel pallone di Rensenbrink fosse entrato, qualcosa sarebbe cambiato, secondo me. Sarebbe stato il classico bastoncino inatteso che si infila nell’ingranaggio, in un momento decisivo. Stai bene. Ghino La Ganga


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