In orbita sul mar.

settembre 23, 2011

 

Beh: sul nord deve cadere. Magari, è possibile indirizzare per benino certi pezzi dove dico io. Ma mica solo dove pensate voi: eh,no,mica solo lì. Anche l’Emilia- Romagna fa parte del nord, cari ciccetti. Anche la zona  sud della Romagna, che uno mica lo direbbe. Anche certe ridenti cittadine della zona sud della provincia di Rimini, tanto per dire dei posti.  Anche solo certe vie di quelle certe ridenti cittadine.  Chi lo direbbe, eh?

State bene.

Ghino La Ganga

Caro Ghino,

E’ bello vedere che, nei momenti di turbamento che raramente noi cattolici viviamo, alcune certezze ci rinsaldano ancora piu’ fortemente alle nostre convinzioni. Ancor piu’ bello e’ adagiarci in quella piu’ granitica, di tali certezze, ovvero il Nostro Presidente. Meriti ne ha vari: ma la sfida che ha vinto a mani basse, come hai giustamente rimarcato, e’ stato far emergere quell’Italia che, chissa’ perche’, aveva vergogna di se’, e che invece non poteva continuare ad essere imbrigliata dal politicamente corretto de noantri.

Non l’Italia dei sepolcri imbiancati della Costituzione – che palle con ‘sto dolmen comunista! -, ma l’Italia che non si sfonda piu’ i maroni con cinema di sinistra, sogna coi magnifici ragazzi di Maria De Filippi e partecipa commossa alle vicende dei suoi eroi con Alfonso Signorini. Non l’Italia torva e manettara dei Falcone, dei Borsellino e degli Ambrosoli, ma quella sbarazzina e guascona dei Verdini e dei Balducci, giu’ giu’ fino a Gelli, ai pagamenti in nero, al “vuole la ricevuta?” e alle fatture triangolate. Cosa c’e’ di piu’ italiano di queste virtu’?

Non l’Italia presuntuosa e arrogante delle lauree a Vanderbilt e delle spending review, ma quella cosi’ irresistibilmente impunita dei Giuliano Ferrara e dei Padre Pio, delle buone cose fatte in casa come una volta, l’Italia contadina di Pasolini, dei mestieri di una volta, dei fornaciari e dei mattonieri, della sussidiarieta’ della Compagnia delle Opere e del Vaticano – di quando la scuola si faceva in chiesa e ti insegnavano i preti, che le cose andavano meglio, o cazzo se andavano meglio, perche’ si pensava di meno e si lavorava di piu’, non come dopo il ’68 che se non si scopa tutto quello che si muove uno non sta bene.

Non l’Italia delle inchieste inutili alla D’Avanzo ma quella del Corriere, dei fondi di Panebianco, Galli Della Loggia, Ostellino, Pigi Battista e Massimo Franco, in cui “si e’ smarrita l’importanza dei cattolici”, “e’ ora che il governo riprenda a governare bene come ha dimostrato di saper fare”, “pochi analisti dicono che finiremo come la Grecia”, e il governo stesso non viene giudicato in relazione al suo operare, ma solo se, dai voti di fiducia targati Responsabili, ne esce indebolito o rafforzato. Non l’Italia degli impiegati del catasto che votano a sinistra ma quella dei grandi consulenti e imprenditori che creano lavoro e indotto come Gianpi Tarantini e Marco Milanese, senza dimenticare Claudio Scajola, che quando si parla di continuita’ con la migliore politica del passato ci sta sempre a proposito.

Basta con la sinistra polverosa di Gramsci e degli Editori Riuniti, torniamo ai libri accattivanti della nostra tradizione: Non c’e’ due senza te di Claudio Brachino, la biografia autorizzata di Natalia Estrada, i diari pensosi di Mike Bongiorno. L’Italia che si vuole divertire coi Vanzina e si commuove con i Moccia e che, se gli va di ascoltare della buona musica, ha pronto il cultural discourse di Gigi D’Alessio e non le malette storpie di Vecchioni.

Il Nostro Presidente ci ha salvato dai comunisti, che non erano pericolosi nel ’48 ma oggi guai a sottovalutarli. Ci pensate, se avessimo al governo D’Alema? Ci ritroveremmo lo spread oltre i 400 punti, un’economia depressa, la scuola allo sfascio, un mercato del lavoro stile Gabon, caste e oligarchie a farla da padrone, prestigio internazionale sotto le mattonelle. Non solo: la sinistra farebbe razzie, ma sempre nel rispetto delle regole e della Costituzione. Il Nostro Presidente ci ha salvato da tutto questo, per cui cosa sono due mignotte a confronto del bene che ci ha fatto? Noi cattolici sappiamo perdonare, ma soprattutto sappiamo cosa e’ il bene comune. Berlusconi e’ l’unico che, sostenendo la chiesa, ci puo’ liberare dal relativismo e dagli stili di vita libertini propugnati dalla tv commerciale.

Ma poi, come dice sempre il Presidente, come si fa ad andare avanti senza un outlook positivo? Basta facce scure da sinistri ingrigiti, proni nella loro cameretta sfigata ad ascoltare musica classica “e a leggersi un buon libro”. Ce l’ha insegnato lui, a guardare le cose con ottimismo – come quella reclame con Tonino Guerra e “l’era dell’ottimismo” che ando’ in onda la prima volta il 10 Settembre 2001.

Sta in questo la lungimiranza di noi cattolici: lasciamogli approvare la legge sul processo lungo, su quello corto, e sulle intercettazioni. Una volta elusi i giacobini giustizialisti avra’ il tempo per dedicarsi al paese che ama e che ha gia’ servito cosi’ brillantemente in tutti questi anni.

Amen.