A distanza dal palcoscenico.
novembre 28, 2011
Sono andato a vedere a teatro Italiani, one-man-show sul centocinquantenario con Ivano Marescotti, testi di Maurizio Garuti. Un minuto e trenta su Garibaldi. Due minuti sul resto del risorgimento. Un minuto sulla prima guerra mondiale. Un’ora su Mussolini. Battutine indirette su Berlusconi. Un’altra ora su com’era bella la vita delle campagne italiane nel dopoguerra. Il risultato è una pugnetta incredibile. Non potevo alzarmi e andar via , perchè ero bloccato in mezzo alle prime file. Poi sono andato a vedere Patty Pravo in concerto. Pensavo peggio: invece regge un’ora e venti senza soste. Con il leggìo elettronico, sennò si scorda le parole: ma la voce tiene. Fa la zia simpatica dei suoi orchestrali: che bravi questi ragazzi a suonare con questa vecchia carampana mezza zoppa. Pubblico di tutte le età. Perfino quelli di vent’anni conoscono le sue canzoni. Per sicurezza, c’eravamo messi un po’ indietro: se butta male, si fa la fuga. Invece no: discreto concerto, ecco. Poi, l’altro giorno ho letto che Danio Manfredini teneva uno spettacolo dalle mie parti. A pochi chilometri. Per sicurezza, mi sono messo alla giusta distanza dal palcoscenico. Son rimasto a casa mia, insomma.
State bene.
Ghino La Ganga
novembre 28, 2011 at 11:35 am
Bravo. per quanto riguarda la Pravo, che in mia opinione ritengo sopravvalutata, veder reggere un’ora e venti e ritenersi comunque soddisfatti è proprio affetto.
novembre 28, 2011 at 4:12 PM
per Uoitiua:
mannò. E’ il paragone. Ho visto di peggio. Che so: i Litfiba nel loro tour del 1999, senza sound-check. Oppure Vecchioni ubriaco sul palco. O Bono che si rovesciava addosso dello champagne nel tour del 1985. Gli Incognito del tour del 1995, che facevano a metà concerto una pausa di mezz’ora lasciando il batterista a sfondare i coglioni al pubblico. Jamiroquai nella prima tournè italiana del 1994, con i livelli audio tutti sballati e poca voce. Io parto dal presupposto che tantissimi di coloro che bazzicano il mondo dello spettacolo siano totalmente cretini: se riescono almeno a mettere in scena uno spettacolo dignitoso, han già fatto tanto. Tutto qui. Con questi esempi mi limito a quelli che cantano e suonano, tra l’altro: se dovessi aprire l’archivio delle porcherie teatrali di prosa e similari, alle quali ho assistito, staremmo qui tre giorni. Stai bene, grazie per la lettura. Ghino la Ganga
novembre 28, 2011 at 5:35 PM
Prego, è un piacere.
Ho capito il tuo punto di vista. Condivido anche il pensiero generale sul mondo dello spettacolo, perché suonare è, oltre che bello, facile. Abbiamo ora un ritardo, culturale si dovrebbe dire, per cui tutti quelli che sanno fare un conto, parlano una lingua straniera, suonano uno strumento, sono dei geni.
Ho visto sabato l’Affarista Mercadet di Honore de Balzac, e oltre ad essere bello e divertente, sembra scritto ieri.