Le nuove mostre.

gennaio 30, 2012

 

 

“Oh.”

“Eh.”

“Niente…ho un’idea per una mostra. O meglio: ho un’idea su come radunare dei pezzi per una mostra.”

“Spiega un po’…”

“Dunque…io ho quei due Dosso Dossi…”

“Adesso….diciamo piuttosto hai due robe che un tuo amico prezzolato attribuisce, con molti dubbi, a Dossi…ma secondo me non è neanche roba del cinquecento, quella.”

“Poche storie: io ho due Dosso Dossi. Tu hai un Bellotto….”

“Beh, l’avevo. Se l’è preso mia moglie con la separazione. Ma  se glielo chiedo me lo presta per fare figura una sera,da mettere in sala per cena….dài,il settecento fa sempre la sua impressione….tanto è un quadro piccolo, superassicurato…..”

“Ecco. Bene. Guido ha quella collezione di Palladino…transavanguardia….”

“Sì…gli sono rimasti lì, che non li ha comprati nessuno…..mica tanto importanti, però…”

“Aspetta. Io ho mio cugino che ha un Bacon…che me lo presta….”

“Cazzarola….e nessuno lo sa, di ‘sto Bacon di tuo cugino?”

“Momento. E’ un Bacon rifatto da Bacon. Un’opera che lui ha rifatto perchè non gli piaceva come era venuta all’inizio…..”

“Osta…ma cos’è…”

“Boh….una faccia, dei denti……sfondo rosso e blu con due righe orizzontali….una roba da Bacon, insomma….”

“Mh. Ora che mi ci fai pensare, Guido ha anche quel Picasso delle origini, invendibile….ce lo presta sicuro….”

“Bravo, vedo che entri nello spirito. Dunque con un po’ di sforzo copriamo dal cinquecento agli anni ottanta….devo avere anche una robina attribuita a Domenichino….così il seicento è a posto….”

“Ah,già. Quel tuo Domenichino. Una delle sue poche opere su tela. Ma non è una copia di una roba del Carracci, tra l’altro? Comunque:  è un buttasù. Che mostra è? Quadri messi lì, alla cazzo….è una mostra dove puoi chiamare Piero e chiedergli quella roba di Franco Angeli che ha sul groppone da sempre…”

“Bravo. Anche l’incursione nella pop italiana va bene. Hai centrato l’idea. Ma questo è  il primo passaggio. Dobbiamo costruire un percorso nostro.”

“Che percorso nostro?”

“Ma un percorso qualunque. Del tipo: opere che  fanno stare bene.”

“No, guarda:  ‘ste opere   fanno star proprio  male. E mica parlo solo per me. Fanno star proprio male anche Guido, tuo cugino, Piero, gli altri. E’ roba che non si vende mica facilmente, insomma. Si  fatica perfino a esporla, ecco.”

“Perfetto. Benissimo. Allora, l’idea può proprio essere questa: opere che ci provocano disagio.”

“ ‘Ci’? A chi?”

“A noi, ovviamente. Però ampliamo quel “ci”  rendendo i visitatori partecipi con le plance esplicative: vedete come fa star male, ‘sta roba? Che disagio provoca?”

“E poi?”

“E poi aspettiamo. Intanto, prendiamo i soldi della mostra dal primo ente coglione che ci finanzia. Poi, se si vende qualcosa, è tutto grasso che cola.”

“Osta. Messa così….mica male…”

“Vedi? Dài, comincia a fare qualche telefonata, che io vado avanti. Ci sentiamo dopo. Ciao.”

“Occhei. Ciao.”

 (N.B.: Ogni riferimento a certe mostre in corso nel nostro paese è del tutto, ma del tutto, ma del tutto casuale e del tutto, ma del tutto, ma del tutto non voluto. State bene. Ghino La Ganga)

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