Il papà di Lyotard.
agosto 4, 2012
Mi spiace che sia morto così, dopo tanta sofferenza. Aveva capito per primo che per la gente – in ogni stagione,specie d’estate – non esiste una cultura alta, nè una cultura bassa, ma un enorme minestrone dal quale attingere a scelta, mescolando generi, autori,stili. Aveva capito per primo che la fruizione del sapere è, per molti se non per tutti, una sorta di grande zapping, da operare quando ancora neppure esisteva il telecomando: cinque minuti di film d’autore restaurato, poi dieci minuti di farsa teatrale nella piazza a fianco, poi un quartino di vino, poi uno sguardo a una mostra di fotografica, vista magari dopo avere attraversato una fila di artisti di strada all’opera. Aveva ben chiaro che più un pensiero vuole essere profondo, più risulta,invece, effimero. Non c’è notte bianca ( o rosa, o di qualunque colore) che non gli debba tutto: per tacere di tanti programmi televisivi della sua epoca e di quella dopo. Eppoi, diciamolo: uno che batte sul tempo i francesi ( la Condizione postmoderna è del 1979, la prima notte bianca di Parigi è di più di vent’anni dopo) non può che stare simpatico. No? Addio, simpatico matto all’amatriciana.
State bene.
Ghino La Ganga