Fu Divo.
Maggio 6, 2013
Sottosegretario cattolico a ventotto anni, prese così gusto a far politica da divenire sette volte presidente del consiglio ed innumerevoli volte ministro. Convinto che l’esser democristiani significasse rallentare il percorso d’ogni vicenda, chiuse le frontiere ai calciatori stranieri nel 1966 e riformò i servizi segreti nel 1977. Nel mezzo, trovò il modo di appoggiarsi prima ai liberali, poi ai comunisti, secondo un pluricollaudato schema per il quale il rimanere a galla è più utile dell’immergersi. Governò dunque in mezzo a fortunali mai visti, densi di rapimenti di colleghi di partito e di gambizzazioni assortite. Risulta che l’unico svago fosse dato dal frequentare fino al 1980 discutibili amici siciliani, alcuni di professione esattori, altri sparatori: oltre a votarlo in massa, pare che almeno uno di essi baciasse con passione. Diffidente verso liquidatori e giornalisti, appoggiò ex avvocati divenuti banchieri e stampatori fattisi acquaioli. Sempre brigò, sempre si barcamenò : fu perciò atlantico ma filopalestinese, fu gheddafiano ma assai cortese, fu perfino Rovelliano ma poco avellinese. Si dice che alle pellicce preferisse i dossier riservati, e che tra le messe in chiesa e i cavalli all’ippodromo scegliesse entrambi: gli orari eran diversi e si conciliavano benone. Non gli riuscì d’esser eletto a Capo dello Stato: s’era però logorato quest’ultimo, non lui. Addio, Divo.
State bene.
Ghino La Ganga