L’intervista.

luglio 18, 2013

italia tricolore

 (Avvertenza: questa intervista è stata realizzata in questi ultimi giorni , a Rimini. L’intervistatore è appunto Anskij, l’intervistato Ghino La Ganga: nel corso del testo, il primo viene poi indicato come “A”, il secondo come “G”. Si tratta di una riflessione generale sulla situazione del nostro beneamato paesino, senza pretese, sicchè ognuno ne tragga le considerazioni che crede. Un caro saluto e uno ‘state bene’ da entrambi, Anskij & Ghino La Ganga. In sottofondo, Anskij suggerisce : Mani Pulite, ‘Cattedrali nel Deserto’. Ghino è d’accordo, ovviamente.)

Anskij: Allora Ghino. Un governo coeso, deciso, autorevole. Eppure molte anime belle starnazzano per la deportazione illegale di due kazake. Se è qualche violazione dei diritti umani il risibile prezzo da pagare per questa
storica opportunità di pacificazione, allora i nemici delle larghe intese
hanno fatto male i loro conti.

Ghino La Ganga: Senz’altro, caro Anskij. Come sempre, i critici paiono non capire che si sta finalmente compiendo la sintesi di un lungo percorso storico, inziato ormai settant’anni fa, che vede finalmente riunite le due anime più pure del nostro paese: la splendida cultura cattolica delle parrocchie, così piena di vita e riflessione, e quella altrettanto splendida delle sezioni marxiste, così piene di interessi e di ideali. Dovrebbe essere un momento di autentica gioia, ed invece i critici che fanno? Stoltamente criticano, appunto. Oppure, si buttano ad inseguire quei quattro maoisti fuoriusciti  dal movimento cinque stelle. Ma dico, io….

A.: Anche perché si ripropone finalmente quello straordinario disegno del
compromesso storico, attraverso il quale – lo ricordiamo – il PCI faceva
emergere le forze più progressiste e illuminate della Democrazia
Cristiana, così come il PD sta facendo ora con le energie positive del PdL
ovvero gli Alfano, i Quagliariello e Lupi, le Carfagna e De Girolamo etc. Io dico
che gli elettori del Partito Democratico devono essere contenti.

G.: Non solo dovrebbero essere contenti, ma dovrebbero cominciare a eseguire girotondi estemporanei, per cancellare quelli vergognosi di oltre dieci anni fa. Cosa c’è di più bello di un girotondo estemporaneo, non organizzato? E mica parlo di flash mob, che è roba da bimbiminkia: io parlo di seri girotondi, da compiersi in giacca e cravatta, con ritmici abbassamenti e innalzamenti del busto al transito dell’auto di Alfano quando passa per Roma. Se poi volessero davvero far qualcosa di serio, gli esponenti del PD dovrebbero compiere un girotondo celebrativo in Brianza: e non solo ad Arcore, ma in tutta la Brianza, da Meda a Monza, da Cantù a Malgrate. Giunti in quest’ultimo comune, poi, essi dovrebbero subito indire un girotondo celebrativo attorno alla casa natale di Monsignor Angelo Scola. Questo servirebbe a ringraziare quella benedetta zona della Lombardia, per come essa ha sempre risposto forte e chiaro davanti alle avversità della vita: basta pensare all’esito delle ultime elezioni regionali, ad esempio.

A.: E allora veniamo al punto. Dopo anni di coalizioni raffazzonate abbiamo
finalmente un governo estremamente omogeneo, e che non è certo nato per i diritti civili, i diritti umani o altre minuterie, ma per rilanciare
l’economia, come sta succedendo con il pacchetto lavoro, dopo il quale, ha
detto il premier, le poche aziende rimaste “non hanno più scuse per non
assumere”.

G.: Lo trovo un commento geniale. E’ chiaro, infatti, che le difficoltà accampate dalle imprese italiane sono solo pretesti. Un giovane, se non trova lavoro in Italia, è solo perchè non lo cerca bene: ad esempio, c’è una fortissima richiesta di prestanome italiani nella malavita organizzata, perchè rumeni e bulgari attirano subito l’attenzione; non parliamo poi del settore prostituzione, dove il cliente cerca non solo un corpo, ma una bella voce italiana con la quale dialogare. E il settore turismo? Diamine, a far gli accompagnatori abusivi di gruppi di coreani o di russi si guadagna bene, e presto troveremo il modo per sistemare legalmente anche il settore centurioni al colosseo: una piccola apertura di partita iva, un prelievo fiscale a forfait a fine giornata, e tutto andrà per il meglio. Sono solo alcuni esempi, perchè è chiaro che le opportunità nascono di ora in ora, anche mentre stiamo parlando, e le nuove tecnologie rendono tutto più facile: bastano pochi ‘clic’, addirittura pochi tocchi dell’indice sullo schermo.

A.: Credo anche che il pacchetto lavoro porti a compimento quella
straordinaria traiettoria già intravista da molti economisti, ovvero la
trasformazione definitiva e irrevocabile dell’Italia in serbatoio di
manovalanza a bassa qualifica e ancor più basso salario per i paesi
cosiddetti evoluti. Un destino che io vedo molto appropriato per il nostro
paese, a conferma della nostra vocazione a scavalcare ostacoli:
l’italiano, messo con le spalle al muro, lo scavalca; e allo stesso modo i
nostri concittadini che andranno a raccogliere pomodori, dopo il lavoro
scavalcheranno le finestre delle comode baracche messe a disposizione dai
caporali.

G.: Ti ringrazio di questa osservazione, che mi permette di trattare un argomento che mi sta molto a cuore: è tempo di finirla con questo ridicolo orgoglio nazionale, che solo problemi ci ha creato, e accettare serenamente che il ruolo riservatoci dal mondo è quello di svolgere servizi a bassissimo costo e bassissima qualifica, perchè tanto non abbiamo più voglia di tentare altro.

 A.: Però non vorrei tu fossi troppo duro con i nostri partiti – d’altronde lo
sappiamo: non c’è democrazia senza partiti ma soprattutto senza questi
partiti. Non trovi sia dimostrazione di grande vitalità e capacità di
rinnovarsi, di fronte alla complessità delle sfide, non farsi prendere dal
panico ed elevare di rango gente come Santanché, Lorenzin, Roberto
Speranza, Boccia e Andrea Orlando, personaggi che al massimo potevano fare le quarte e quinte file rispettivamente di AN, Forza Italia e, all’epoca,
PCI e DC?

G.: Vedi, caro Anskij, è bene che tu mi richiami su questo argomento. Proprio giorni fa leggevo il saggio di Castronovo ‘Il Gioco delle Parti‘ sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica in Italia; è mirabile il passaggio nel quale il testo ricorda che Ingrao, Magri, Trentin – parlamentari del PCI all’opposizione nel 1962 – richiesti dai loro compagni di votare a favore di una misura ritenuta degna della migliore sinistra, risposero picche, dichiarando che non volevano appoggiare una nazionalizzazione  che poteva contribuire a far terminare la lotta di classe nel nostro paese: dunque, essi dichiararono che avrebbero votato contro. Ecco, già all’epoca menti del genere erano considerate quelle di limpidi intellettuali: dunque oggi si perpetua una tradizione, esaltandola ancor di più nel favorire l’ascesa di tutti quegli individui che, resisi conto di non potere conseguire alcun titolo di studio, hanno sapientemente atteso che le linee davanti a loro crollassero, per mostrarsi quali ultimi intellettuali rimasti. A buon diritto, se ci pensi.

 A.: Ti prego, anche una battuta su Scelta Civica. Sembrava il fallimento di
Monti, Riccardi e Olivero, invece si sono dimostrati dei grandissimi
federatori.

G.: Guarda, mai sarà abbastanza emendata la sottovalutazione di un grande statista come Riccardi. Il suo eclissarsi è stato troppo repentino, come il peso delle idee che esprimeva. Resta tuttavia la sua presenza, geniale, che senz’altro avrebbe potuto cementare al meglio le forze cattoliche di questo paese, se solo avesse ricevuto l’attenzione che meritava. Quanto ad Olivero, le ACLI sono indispensabili nella loro funzione sociale, specie quanto è ora di tasse, con i loro caf. E ti ho detto abbastanza, mi pare.

A.: Note molto positive arrivano anche dal nuovo Papa: dopo i pediluvi e le
villeggiature in barca, si occuperà certamente anche di IMU alla chiesa e
rifiuto dell’otto per mille, come d’altronde era nella piattaforma della
sua elezione.

 G.: Trovo indispensabile che la Chiesa rinnovi il suo messaggio di fede, passando attraverso quella spettacolare rete di amnesie che solo gente in gamba come il clero italiano sa coltivare. Con il fumo negli occhi dell’attacco al denaro e alle autovetture ultimo modello, si oscurerà il ricordo della Magliana, di Restivo, di Marcinkus, dello Ior, delle violenze sessuali, della pedofilia: insomma, ci si dimenticherà in fretta di tutti quei pochi incidenti di percorso che non devono inceppare un sistema così ben strutturato. Finalmente, tengo a dire.

 A.: Convincono anche le ultime iniziative dei 5 Stelle: sembrano contro la
pacificazione, ma secondo me le recenti indicazioni sono promettenti. In
particolare, risulta dai sondaggi come abbia convinto moltissimo la
capacità di saper spiegare e interpretare la decrescita felice: prima ne
parlano i leader, poi se ne discute in assemblea, poi c’è un consulto
allargato via web tra chi ha il modem Tiscali e ha presentato gli
scontrini, intanto i capogruppo hanno tirato le fila istruiti dai leader
ma solo se muniti di microchip, si rivota al netto delle espulsioni, per
poi determinare che i debiti della pubblica amministrazione non vanno
pagati per non ingrassare le banche, il che però conferma come la
recessione non sia né decrescita né felice né moderatamente spensierata,
a meno che uno non rendiconti le caramelle investendo il ricavato in
biowashball. Tu che ne pensi? Ne hai parlato con Giulia Sarti?

G.: Purtroppo no, ma conto di farlo. Vedi, una giovane ragazza che ha vinto le parlamentarie con le preferenze assegnatele da neanche quattrocento computers, è giusto che sia molto impegnata nel suo lavoro. Credo abbia or ora completato la lettura delle migliaia di curricula di aspiranti portaborse: una cosa della quale questo paese deve esserle grato, perchè se ne sentiva  un bisogno fortissimo. Auspico una riunione nella quale il movimento decida di fracassare definitivamente le lavatrici – specie quelle di chi ne possiede anche due, e tu sai a chi mi riferisco – e di tornare definitivamente al bucato a mano, che tanto bene occupa il tempo di chi non ha chiaro che fare.

A.: Ottimo. Vogliamo concludere con ulteriore ottimismo? Cosa vuoi dire ai
pochi giovani preparati rimasti, e che tuttavia si apprestano a lasciare l’Italia?

 G.: Che fanno male, malissimo. Questo paese è pieno di opportunità, basta scovarle. Anche mettendo le mani dove non si deve e non lavandole mai, così si fa contento Fulco Pratesi: lui giustamente  tira l’acqua dello sciacquone solo una volta al giorno, per non inquinare. Altrimenti finisce come a Taranto, perdiana.

(Un caro saluto e state bene. In sottofondo, ribadiamo in coro: Mani Pulite, ‘Cattedrali Nel Deserto’.  Anskij & Ghino La Ganga)