Diversamente.
settembre 30, 2013
“Oh.”
“Eh.”
“Volevo dire: io mi sono rotto i coglioni.”
“Pure io. Però diversamente.”
“Spiega.”
“Ad esempio: tu mi freghi i soldi? Resto tuo amico, ma appena posso te lo metto in quel posto.”
“Cioè: mi freghi i soldi anche tu?”
“No. Te lo metto in quel posto letteralmente. Tu mi hai fregato i soldi ma non ci pensi, ti distrai, ti chini. Zac: te lo metto in culo. Io non rivoglio i soldi ma tu te lo sei preso in culo. Restiamo amici, ma diversamente.”
“Capisco. Dunque, io oggi mi sono rotto i coglioni di Angelino. Vado, gli mollo quattro schiaffoni, gli faccio notare che lui non può dire niente e restiamo amici. Ma diversamente.”
“Certo. Diversamente. E’ un avverbio che puoi usare anche in altri casi. Per esempio, pensa alle banche come quella di Denis. Vai, prendi i soldi, non li restituisci. Se ti chiedono indietro tu dici: io no ve li ridò, perché tanto sappiamo entrambi da dove li avete presi. Resti correntista della banca, ma diversamente.”
“Ah. Ma se la banca s’incazza e mi fa pestare?”
“Eh, beh, in quel caso devi riprendere il giro e rilanciare diversamente il rapporto. Che so: ti scopi la moglie del direttore. Anzi, meglio: la figlia. Se il direttore ha qualcosa da dire, tu rispondi: caro mio, siamo diversamente conoscenti, dunque ci freghiamo una volta per uno. Il rapporto prosegue, ma diversamente.”
“Diversamente. Mi piace, questo diversamente. Ora vado a dare quattro schiaffoni ad Angelino, restando un suo diversamente amico.”
“Bravo. Lui, ad esempio, capisce al volo che per opporsi deve aspettare un altro momento, e resta un tuo diversamente amico. Sta sulle balle a tutti da una vita, è già fortunato che qualcuno gli gonfi la faccia solo oggi. Io invece vado alla banca di Denis e gli faccio il numero del diversamente correntista. Ci aggiorniamo. Ciao. Oh, quasi dimenticavo: mercoledì ci sei?”
“Cazzo, e ti pare che possa mancare? Certo che ci sono. Dài, ci aggiorniamo. Ciao.”
(In sottofondo suggerisco: ABC, Between you and me. State bene. Ghino La Ganga)