Segreteria.
dicembre 10, 2013
“Oh.”
“Eh.”
“No, dico: io ci son rimasto male. Ecco.”
“Lo sapevo. In fondo cosa ti mancava? Nulla.”
“Proprio nulla. La laurea? Ce l’ho, presa a distanza a quarant’anni.”
“E questa è a posto. Se pensiamo che al governo ci son due ministri non laureati. Che però son più giovani di te.”
“E che vuol dire? Se mi ritocco un po’ le foto, mica me ne dai più di quarantaquattro.”
“Come i gatti.”
“Come i gatti. Che amo tantissimo, tra l’altro; invece di questi qua, chi sa che animale hanno a casa?”
“E chi lo sa? Son sposati? “
“Boh. Comunque: laurea, a posto. Amante degli animali. L’età, con qualche ritocco, c’è. Insomma: cosa mi manca?”
“Le lingue straniere.”
“Ma quelle si imparano. Ai tempi, ho pur sempre fatto un corso di inglese.”
“Avevi dieci anni. Dalle suore, tra l’altro. Imparasti qualcosa?”
“Ma certo. The bear is white. The pen is on the table. You are a bella figa. Do you make pompini?”
“Osta. Che padronanza. E le altre lingue?”
“Beh, se mi ci metto, keine gegenstande aus dem fenster werfen lo so ancora dire a razzo.”
“Bravo. Ti è mai servito?”
“No, perchè sui treni non si rimorchiava granchè.”
“Ti manca il francese.”
“Ma quello si improvvisa, scusa. Sivuplè, bonsciùr, mersì, fancù.”
“Vero. Insomma, avevi tutto. Cosa non andava?”
“Secondo me è ‘sta esse emilano-romagnola che frega, quando parlo. E’ quella, dammi retta. Perfino una con la parlata di Pesaro, han preso. Per dire.”
“Già. Che vuoi fare? Ti tocca fare un corso di dizione, e sperare in un ripescaggio.”
“Boh. Adesso vedo. Mi informo. Comunque mi tengo pronto. Non si sa mai.”
“Non si sa mai. Ciao.”
“Ciao.”
(In sottofondo suggerisco: Change, Angel in my pocket. E’ sempre un gran motivetto. State bene. Ghino La Ganga)