Tutti sposi.

ottobre 16, 2014

Parigi, prima fiera del matrimonio gay

Vi prego: permettete che le coppie gay si sposino. Portate anche loro nel favoloso mondo del matrimonio. Costringetele  agli addi al celibato e nubilato negli strip-club, alle  cerimonie di cinquecento invitati e a tutto ciò che consegue:  liste di nozze, buste con soldi, salvadanai in sala, taglio della cravatta, lancio del bouquet, paggetti trentenni, scherzi atroci, ballerini nudi  che saltano sugli sposi, bomboniere costituite dalla videocelebrazione su chiavetta usb, pentole di riso in testa, micidiali trenini tra i tavoli,  viaggi in luoghi esotici dai quali aggiornare compulsivamente i profili facebook ed instagram. Per favore, fate sì che anche loro vivano il favoloso mondo della coppia sposata:   le rate del mutuo comune, le fideiussioni, i prestiti findomestic, le carte prepagate, le liste per i servizi comunali, le pizze a domicilio. Ma soprattutto: portate finalmente le coppie gay nel meraviglioso mondo delle separazioni e dei divorzi, della casa coniugale attribuita a uno solo anche se è tutta dell’altro ( o anche tutta  dei di lui parenti), degli affidamenti condivisi dove di condiviso c’è solo il costo della mensa scolastica, delle liti per i ritardi al corso di tennis del pargolo, delle denunce per mancato versamento dell’assegno, dei ricorsi per la revisione di esso, delle nuove unioni nate quando ancora è pendente il processo, dei nuovi figli adottati con il nuovo partner. Costringete la Chiesa Cattolica ad annusare il flusso di denaro che perderebbe, se non estendesse il matrimonio canonico alle coppie gay: tutti annullamenti a pagamento perduti.  Inducetela dunque ad ammettere che il matrimonio possa celebrarsi in Chiesa secondo il Concordato del 1984. In fondo, dopo la comunione ai divorziati, il celebrare e poi annullare un matrimonio gay è questione di un attimo, ora che c’è l’animatore turistico argentino a diriger la baracca.  Vi prego, davvero. Portate le coppie gay nella selva delle attribuzioni del cognome: solo quello del genitore uno, solo quello del genitore due, oppure quello di entrambi, con le liti e i ricorsi bestiali che arriveranno inevitabili al primo ripensamento, per tacer del primo divorzio. Sollevate il povero Ivan Scalfarotto dall’angoscia di dover distinguere, di dover mediare, di ideare strambi documenti di unione civile solo per i gay. Perchè ha ragione lui: per gli eterosessuali c’è  il matrimonio. Ed allora, fate sì che questo meraviglioso beneficio sia tale per il popolo intero. Che siano nozze per tutti, diamine.

State bene.

Ghino La Ganga