Mi dispia.
febbraio 23, 2015
L’unico spettacolo di Luca Ronconi che vidi, fu Gli Ultimi giorni dell’Umanità tratto da Kraus. Il palco sterminato era allestito nel vecchio Lingotto di Torino: non ricordo se trenta, quaranta o cinquanta tra attori e figuranti. Il meritorio intento era quello di mettere in scena la complessità della storia di un secolo. Il risultato fu una logica da Gran Premio di Formula Uno: pagavi il biglietto e vedevi quel che accadeva davanti al tuo settore, se avevi la fortuna che il momento importante passasse di lì trasportato su ogni sorta di tapis roulant e di binario. Mentre pensavo che probabilmente questo era il succo del tutto, constatai che lo spettacolo durava tre ore. Ne uscii un tantino provato. Lessi poi che il Ronconi indugiava in spettacoli anche di sette ore. Di nove ore. Di undici ore. Però io non li vidi: non mi piace chi impiega troppo tempo per dire quel che vuol dire. Anzi: ritengo proprio chi si dilunga il principale responsabile dell’allontanamento del pubblico dal teatro. Ora Ronconi è morto. Sicché, tristemente, concludo subito. Ecco perché il post ha questo titolo.
State bene.
Ghino La Ganga