L’altra eclissi.
marzo 20, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“E’ passata l’eclissi.”
“Già. Ti dirò: m’aspettavo di più.”
“Anche io. Alla fine è stata più o meno come quella del ’99. Un gran fracasso, una gran casino, tutti ad aspettare, gente che andò perfino in Cornovaglia. Io andai fino in Francia. Morale della favola: niente di che.”
“Bah, non sono d’accordo. Nel ’99 bastava andare nel posto giusto. Ad esempio: nella zona a sud di Budapest si vedeva benissimo. E mica solo l’eclissi, dico.”
“Ah. Ecco. Ma tu che ne sai?”
“Eh, ne so, ne so. Come si vedeva bene l’eclissi lì, guarda: non ti dico.”
“E perché io non ne sapevo niente?”
“Ma perché eri sposato. Infatti andasti in Francia alla foce della Senna con la tua signora, con ovvia sosta svuotaportafoglio a Parigi. Io invece ero single, ed andai dritto a Budapest.”
“Ah. Ecco il perché della foto.”
“Dici quella dell’eclissi?”
“No, l’altra.”
“Ah, ecco. Bravo. Hai capito. Eh, che bei tempi. Che bei momenti. Che bell’eclissi. Vabbè, bando alla nostalgia. Ciao.”
“Eh, fai presto te che hai visto l’eclissi in Ungheria nel ’99. Ciao.”
(In sottofondo suggerisco: The Avener feat. Kadebostany, Castle in the snow. State bene. Ghino La Ganga)