Seguirla ovunque.
giugno 30, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“Ci sono donne che seguirei ovunque.”
“Mh. Sicuro?”
“Sì. Certo. Quando un donna merita, io devo seguirla.”
“Ah. Anche se ti fai male.”
“Naturale. Cosa conta il mio dolore di uomo davanti alla sua felicità? Lei mi chiede di dare una testata nel muro, così si fa due risate? Io eseguo e mi procuro il trauma cranico.”
“Senti, dì un po’: non è che per caso c’è di mezzo quella storia del porno spaziale?”
“Beh, anche. Hai visto chi sarà una delle interpreti femminili?”
“Sì, ho visto. Però, voglio dire: spendere tutti quei soldi per andare nello spazio con lei… insomma…”
“L’hai vista bene?”
“Sì, appunto. Per carità, bella ragazza, bel corpo, bel sorriso, bei capelli. Sembra anche simpatica. Pare le piacciano pure le donne, sicché avremmo perfino gusti in comune. Però son tanti soldi. Poi ci vogliono ore ed ore di viaggio in tuta e scafandro. Tutto molto scomodo già all’inizio. Mi figuro l’accoppiamento senza gravità.”
“Mh. Preferisci star qui sulla terra, tu.”
“Bah, sì. Vuoi che non si trovi qualcosa di buono anche qui?”
“Sì, certo. Trovi la tedesca che ti fa pagare i debiti greci.”
“Ah. Dì, se la metti così… senti, fammi sapere di ‘sto porno spaziale, dai. Forse hai ragione: quando una donna merita, è bene seguirla.”
“Già. Ti faccio sapere. Ciao.”
“Bravo. Ciao.”
(In sottofondo: Groove Armada, Love Sweet Sound. State bene. Ghino La Ganga)
Se è vero.
giugno 29, 2015
La corazzata Isis è una cagata pazzesca.
giugno 28, 2015
Delle poche immagini nelle quali appaiono dopo la morte o l’arresto, i terroristi sparatori e sgozzatori di Sousse e Lione mi sono parsi una riedizione due punto zero del ragionier Ugo Fantozzi: una banda di sfigati che arriva in spiaggia con il canotto preso con i punti del supermercato o va in fabbrica con il furgone rubato al padroncino, nascondendo il mitra sotto ad un ombrellone logoro da spiaggia libera fuori stagione. Il vertice di questa strana e nuova organizzazione criminale sembra poter contare su adepti provenienti dalla risulta della società postindustriale contemporanea: gente che ha un lavoro e studia, ma che aspira ad un altrove fatto di sopraffazione e distruzione d’ogni cosa che appaia diversa. Tuttavia cominciano dai simili: i vacanzieri su una spiaggia in fondo popolare tunisina e gli addetti all’impianto gas francese sono quanto di più scontato e vicino a loro potessero trovare. La mia speranza è che nella massa di rincitrulliti di Isis emerga un qualcuno che presto si alzi e zittisca il leader, urlandogli la celebre frase del titolo nel mezzo dei suoi vaneggiamenti su ramadan da onorare e infedeli da colpire. Magari piazzandolo in ginocchio sui ceci a vedersi la celebre sequenza di Giovannone, Esorcicci e Polizie incazzate del film di Salce. A giudicare dalla faccia, l’unico rischio è che il tipo potrebbe non voler più smettere.
State bene.
Ghino La Ganga
Uno di noi.
giugno 25, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“La rivista Forbes l’ha definito grande imprenditore.”
“Ho letto. Un manager modello.”
“Magnate di occhiali.”
“Distillatore di vodke.”
“Ha creato un mondo.”
“E che mondo. Il nostro.”
“Bravo. Il nostro mondo.”
“Un mondo di occhiali.”
“Un mondo di vodke.”
“Di macchine con l’interno in pelle di biscia.”
“E l’esterno in maculato giungla.”
“Macchine da parcheggiare dove capita.”
“Ma anche dove finisci la benzina. Così, di colpo, spontaneamente.”
“Era ora che qualcuno capisse quanto bene ha fatto.”
“Davvero. Era ora. Io mi sento molto vicino a lui. Ho vissuto esperienze simili. Come quella volta che ero nudo in strada a Riccione vicino a un albergo, due tipi mi raccolsero sulla loro auto e mi offrirono una piadina.”
“Ti filmarono?”
“Eh, purtroppo no. Era trent’anni fa. Mica c’erano i cellulari con telecamera. Però fui riconoscente.”
“Ah. Come?”
“Beh, puoi capirlo. Erano anni allegri. Ti facevi dare una botta dietro: e dopo non ci si pensava più. Pensa che quella volta mi feci dare due botte: una da chi guidava e l’altra dal suo amico. Ma con simpatia, senza malizia. Che spensieratezza.”
“Già. Che bei momenti. Però vedi: a chi sta al suo livello, può capitare di farsi trovare nudo fuori da un cinque stelle super a Milano. Mica fuori da una pensione a Riccione.”
“Beh, certo. Così fa tutto un altro effetto. Lui ha stile. Anche l’andar per trans: se lo fai senza cocaina, che gusto c’è?”
“Mah, nessuno. Ti sembra di andar con un gemello di Franco con le tette. Invece con due belle tirate di roba buona diventa tutto diverso.”
“Appunto. Insomma: lui ha tracciato la strada. Ha fatto bene Forbes a capirlo.”
“Infatti. Vabbè, ora siamo tutti più contenti. Ci sentiamo un po’ importanti anche noi.”
“Bravo. E’ proprio questo, l’evento. Ciao.”
“Ciao.”
(In sottofondo: John Newman, Come and get it. State bene. Ghino La Ganga)
Fanciulli per fempre.
giugno 24, 2015
“…mi interessa la bambinizzazione della società, il fatto che sia io che mia figlia attendiamo con trepidazione l’uscita del nuovo film della Pixar.” (Jovanotti intervistato dopo il concerto di Ancona da Piero Negri per La Stampa, 22 giugno 2015 pag.37.)
“Ci siamo sposati con la Notte dei desideri e non potevamo non esserci questa sera: è il suo primo concerto, il battesimo del pop.” ( Lucia e Luca, di Pescara, presenti al concerto di Jovanotti ad Ancona con il figlio Michael di 18 mesi in carrozzina; dichiarazioni raccolte da Federico Taddia, La Stampa del 22 giugno 2015, stessa pagina.)
“Veniamo da Bari, volevamo esserci nel primo stadio e ci saremo anche nell’ultimo, nella nostra città. E’ un’esperienza rara, un momento di condivisione tra padre e figlio. La forza di Jovanotti è questa: sa dire le stesse cose a persone diverse.” ( Edoardo, 40 anni, presente al concerto di Jovanotti ad Ancona assieme al figlio Marco, otto anni. Stessa pagina ed articolo su La Stampa).
(Che dirVi? Jovanotti ha vinto. Non so se sia l’inventore della bambinizzazione della società, come giustamente la chiama lui: però ne è interprete decisivo. Proprio come da lui auspicato, non c’è distinzione tra padri e figli in questo insieme di spettatori : un insieme nel quale l’età è un dettaglio, un insieme nel quale esseri umani di otto anni appaiono più riservati di esseri umani di quaranta, ed è dal cantante che sappiamo delle passioni cinematografiche della figlia Teresa. Chissà: forse tra la data di Ancona e quella di Bari si saranno rotti le palle per primi i figli di otto anni, e magari sarà il padre di quaranta a trascinarli a forza alla seconda visione con ascolto. Conosco infatti miei coetanei che han visto ed ascoltato Cappossela trenta volte, Springsteen quaranta volte, i Rolling Stones cinquanta volte. Non ho chiaro se siano i cantanti ad essersi rincoglioniti a furia di far concerti per tirar su quattro soldi, oppure il pubblico, che si ribecca la stessa scaletta di brani a distanza di un mese sperando nel brano imprevisto. Ma ormai, cosa conta? Pare che superati i quaranta anni di età ci si debba sentir giovani per forza: impegnati nello strano tentativo di surclassare i propri discendenti, i quali a diciotto mesi di età – e da una carrozzina – faticano ad opporre articolati rilievi critici a chi vanta d’essersi sposato ascoltando la Notte dei desideri. Sono vecchio, direte Voi. Avete ragione, ho cinquant’anni : intanto i miei coetanei fanno a gara a chi si avvicina di più ai vent’anni. Di età, mica di contributi versati. State bene. Ghino La Ganga)
Eros e Thanatos.
giugno 23, 2015
“… a guidare l’Enit.”
giugno 23, 2015
Era bella.
giugno 22, 2015
Lando Buzzanca raccontava di averla incontrata alla casa di produzione prima dell’inizio delle riprese de Il Merlo Maschio: tutta incappottata infagottata, con grandi occhiali e cappello. Gli parve un’impiegata qualunque e non gli fece alcun effetto. Sul set, alla seconda scena era prevista una sequenza sexy. Lei arrivò in vestaglia, se la tolse e restò completamente nuda. Buzzanca e gli altri della troupe rimasero paralizzati, con gli occhi sgranati e la bava alla bocca. Il contrasto tra l’aria dimessa e quel corpo voluttuoso significò il successo, per quella piccola ragazza istriana. Nascere belli o brutti è la prima ingiustizia sociale, disse qualcuno: è un po’ come nascere ricchi o poveri. Resta il fatto che si può nascere in un modo e salire all’altro; ma che capita, purtroppo, anche il percorso inverso. Addio, donna sfortunata.
State bene.
Ghino La Ganga
La marcia dei quattrocentomila.
giugno 22, 2015
Erano davvero tanti. Costituiscono una prova: nel nostro paese non esiste un concetto condiviso di libertà. Esiste invece un concetto condiviso di intromissione: se ho fatto una scelta, voglio che gli altri siano obbligati a farne una uguale. Non limitiamoci però al solo ambito familiare: pensate anche ad ambiti più banali. Fatevi un giro sui social network tra i commenti e le invettive che in tanti lanciano verso chi la pensa diversamente su un cantante, un libro, un programma tv. Troverete livore e rabbia come raramente si manifestano in natura. Chi scrisse la Costituzione forse sapeva di avere idee fin troppo evolute per un paese rozzo ed arretrato quale è il nostro. A rileggerne certi articoli, ci si accorge di quanta libertà essi contengano in potenza: ma di come siano stati ridotti ad angusti sgabuzzini, per non turbare abitanti tanto gretti e ignoranti. Che la Chiesa Cattolica sia stata presa in contropiede e superata dai suoi stessi fedeli – partecipanti in massa alla parata nonostante le tiepide adesioni Vaticane – dimostra che la fede religiosa non è il problema di un paese, ma un sintomo del suo malessere : ci si aggrappa ai precetti di credo per meglio aggredire chi la pensa in altro modo. Interessante il barcamenarsi del Papa argentino: in pochi mesi è passato da improvvise aperture verso l’omosessualità alle lodi per le famiglie numerose. Forse è intimorito dal nuovo passatempo che questa scatenata massa di spingitori di carrozzine piene di pupi ha trovato: si va tutti a Roma per lanciare anatemi in diretta tv, mica al centro commerciale per cercar sconti ripresi dalle videocamere di sorveglianza. Vuoi mettere?
State bene.
Ghino La Ganga
Non dirglielo.
giugno 20, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“Devo dirlo: ho pisciato in bocca a una donna.”
“Osta. Una suora?”
“No. Macché. La moglie di Guido. Era lì che metteva il ruotino dopo una foratura. Mi sono fermato, l’ho aiutata. Lei stava accovacciata, con la bocca aperta. Non ho resistito.”
“Eh. Come l’ha presa?”
“Mah, direi bene. Non credo abbia capito subito. All’inizio ha guardato in aria, molto preoccupata. Era convinta che piovesse. Poi ha visto che ero io, si è tranquillizzata.”
“Bene. Bella esperienza, dunque?”
“Tranne che per la puzza. Dopo un po’ si è lamentata.”
“Che avete fatto?”
“Bah, siamo andati al centro commerciale lì vicino. Tanto lei doveva andarci. Si è comprata una maglia e dei pantaloni nuovi.”
“Ah. Tu eri con lei?”
“In parte. Lei era piena di soldi del nero che Guido le aveva dato da spendere. Mi ha dato qualche cento euro, sono andato nel reparto uomo e mi sono comprato delle cose per me.”
“Osta. Con i soldi di Guido dedicati alla famiglia.”
“Sì. Pensi che io debba dirglielo?”
“Della pisciata in bocca a sua moglie?”
“No. Dei soldi.”
“Meglio di no. Non dirglielo. Sai come è lui in ‘sta fase. Tutto rigoroso, preciso… capace che s’incazza.”
“Hai ragione. Vabbè, sto zitto. Ciao.”
“Bravo. Ciao.”
(In sottofondo : American Breed, Bend me Shape me. State bene. Ghino La Ganga)