Siamo a luglio.
luglio 10, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“Mi dai qualche soldo?”
“Te ne ho già dati tanti.”
“Sì, ma li ho finiti. Dài. Qualche soldo. Per poco tempo.”
“Sarebbe?”
“Per tre anni.”
“Caz… lo chiami poco?”
“Beh, c’è chi chiede molto di più. Dài. Tre anni passano in fretta.”
“Mh. Ma io in cambio che ricevo?”
“Boh. Forse un’isola.”
“Ah. Ne hai una?”
“No, per ci vado sempre in vacanza ed è come se fosse mia. Te la cedo e amen. Chi ci abita, cazzi suoi.”
“Giusto. Però resta un fatto. Io e te siam sempre qui al telefono a parlar di soldi e mignotte. Mai che riusciamo a far cadere, che so: un governo.”
“Per forza. Io sono di Misano Adriatico e te di Bellaria Igea Marina. Minimo dovevamo essere uno di Firenze e l’altro di Roma.”
“Eh. Già. Ma senti: oltre all’isola, non è che riesci a farmi avere qualcosa d’altro? Che so: il posto di Enrico.”
“In effetti lo meriteresti. Lui è una vera palla. Sì, è preparato, ma è lento, non decide…”
“Appunto. Invece io lo sai che ci metto tre secondi a decidere tutto. Dài, parlane con Giorgio. Tanto comanda lui.”
“Però ad Enrico bisogna trovargli qualcosa da fare. Non so : magari un incarico nel quale non decide niente ma fa delle gran belle figure.”
“Bah, c’è sempre quel night sfitto a Riccione. “
“Osta, quello è un lavoro che piacerebbe anche a me. Però magari più avanti. Dài, va bene: ne parlo con Giorgio e gli dico che potresti sostituire Enrico. “
“Oh, bene bene. Intanto preparo i soldi. “
” Occhei. Ma non essere tirchio. Ora telefono, Però i soldi arrivano, eh?”
“Ma certo. Ciao. “
“Ciao.”
(In sottofondo: Roxy Music, Same Old Scene. State bene. Ghino La Ganga)