I figli della toga.
ottobre 28, 2015
Dopo aver letto gli strali di Maurizio Carbone e Rodolfo Sabelli, esponenti dell’Associazione Nazionale Magistrati, ho constatato un fatto. Quando i magistrati parlano della magistratura, raramente si ricordano di Mario Amato . Si buttano tutti a parlare di Falcone e Borsellino: e ci mancherebbe, è senz’altro giusto. Però di Mario Amato non dicono quasi nulla. Mario Amato era Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Roma, e trentacinque anni fa già indagava sui collegamenti tra Banda della Magliana, estremismo nero e politica. Venne ammazzato mentre aspettava l’autobus. Freddato con un colpo di pistola alla nuca da un commando dei Nar. Quei Nar dei quali faceva parte anche Alessandro Alibrandi, detto Alì Babà. Il cui padre era il Giudice Antonio Alibrandi, che lavorava a pochi piani di distanza dal Sostituto Procuratore Mario Amato. Quel giudice Antonio Alibrandi che, quando incontrava nei corridoi il sostituto procuratore Mario Amato, gli dava del visionario. Che gli diceva di stare attento, perchè ” questi sparano“. Che gli aveva tolto il saluto. Che lo minacciava di farlo arrestare (1). Quando però si trattò di fare arrestare suo figlio Alessandro, sorsero dei problemi. Lo raccontò lo stesso Mario Amato, sentito il 15 marzo ’80 in audizione dal Consiglio Superiore della Magistratura: «Il Procuratore Di Matteo mi chiamò e mi fece vedere il riconoscimento di Alessandro Alibrandi, figlio di un nostro collega magistrato. Il teste aveva riferito di essere certo al cento per cento dell’identificazione: io dissi che sarebbe stato opportuno fermare Alibrandi sussistendo tutti i presupposti, ma la polizia oppose che non era possibile; che in precedenza si erano verificati degli episodi incresciosi in cui la polizia riteneva che il predetto giovane avesse avuto un trattamento di favore da parte del nostro ufficio e quindi non si azzardava ad andare a casa del collega Alibrandi per prendere il figlio con un provvedimento di fermo»(2). Quando i magistrati parlano di magistratura, insomma, troppe volte dimenticano Mario Amato. Si buttano tutti a parlare di Falcone e di Borsellino: e ci mancherebbe, è senz’altro giusto. Riscuotono più interesse di Mario Amato anche i figli di Borsellino. Basta leggere le parole del Magistrato di Palermo Silvana Saguto, intercettata mentre esponeva la sua opinione su Manfredi Borsellino: “È uno squilibrato, lo è stato sempre, lo era pure quando era piccolo” ; oppure su Lucia Borsellino: ” È cretina precisa ” (3). Viene da pensare che il rapporto tra magistratura e figli è davvero complesso: roba che può delegittimare la magistratura. Ah, già: quella è solo la politica. Scusi, Sabelli. Scusi, Carbone.
State bene.
Ghino La Ganga
NOTE:
(1) Dalle dichiarazioni dei Giudici Paolo Cemmi e Pietro Giordano al programma televisivo RAI La Storia Siamo Noi- Perché Mario Amato (Tra le varie programmazioni della puntata: Rai Tre, 20/11/2006, ore 23.30).
2) Estratto dell’audizione, letto durante lo stesso programma televisivo.
(3) Corriere della Sera/Corriere del Mezzogiorno, frasi pubblicate sull’edizione on-line alle 10.48 del 21/10/2015.