Lo sconcerto di Bari.
novembre 30, 2015
Vedendo in tv il processo per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione conclusosi in primo grado a Bari, non ho ancora deciso se mi sconcerta più il Silvio Berlusconi, che per circondarsi di ragazze doveva ricorrere ad un GianPaolo Tarantini, oppure il Presidente della Sezione del Tribunale, che non sapeva esistessero ragazze immagine in discoteca e ragazze con ombrello ai gran premi di motociclismo. Mah.
State bene.
Ghino La Ganga
Un rapporto vatileaks.
novembre 30, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“Devo dirtelo: ho avuto un rapporto con una donna.”
“Ah. E che novità è? Io mica ti telefono ogni volta che zompo con una. Ti chiamo ogni tanto, in via cumulativa. Altrimenti me ne andrei in spese di bolletta telefonica, qua.”
“Tu non capisci. Ci sono rapporti e rapporti. Ci sono rapporti che segnano un individuo.”
“Osta. Non hai usato il goldone? Ma come sei messo? Sei scemo?”
“Il goldone l’ho messo. Ma sono scemo lo stesso. Il fatto è che ho avuto un rapporto con Francesca.”
“Ah. Però. Osta. Ma scusa: non l’avevi vista?”
“L’avevo vista sì. Però lei sa combinarsi, sa truccarsi.”
“Eh, ho capito. Resta il fatto che Francesca è Francesca. Lo sai come è, accidenti. Lo sai come è lei veramente, sotto a trucco e parrucco.”
“Sì, lo so. Però io ero lì, da solo. Lei era lì, da sola. Era truccata e camuffata meglio del solito.”
“Va bene, ma se ti avvicini lo vedi che è camuffata. Sono anni che si intabarra, che si camuffa . Sono anni. Lo sappiamo che è solo camuffata. Basta che si tolga gli occhiali. Basta che si tolga la berretta, che la porta pure in luglio: un fuggi fuggi generale.”
“Lo so, infatti sono stato uno scemo. Però era buio. Molto buio.”
“Bravo pataca, potevi scappare senza esser visto. E invece sei rimasto lì.”
“Sì. Sono rimasto lì. Lei era molto profumata. Te l’ho detto: era molto buio. Lei aveva spento anche il telefono.”
“Mh. Le ha escogitate tutte, la perfida. E dopo?”
“Dopo mi ha detto che era stato bellissimo, e che voleva facessimo una cosa a tre con una sua cugina. Una certa Silvana. La conosci?”
“Ossignùr… la Silvana. Lì non basta trucco e parrucco, non basta il profumo. Non basta nemmeno il molto buio. Ma ora la Francesca cosa fa? Ti ricatta?”
“Sì. Se non vado con lei e sua cugina insieme, dice a tutti che sono stato con lei. E io come faccio? “
“Ah, ormai sei fritto. Se qualcuno viene a sapere che sei stato con la Francesca è un disastro. Non puoi più girare sereno. Ti tocca andare con lei e la cugina Silvana, e sperare che ‘sta roba non venga mai fuori. Ma lo hai detto ad altri?”
“No. Sei il primo e l’unico. Ma almeno tu te ne stai zitto?”
“Mi offendi se lo dubiti. Io sono muto.”
“Ah. Ecco. Grazie. Bravo. Sei un amico. Perché sai, di ‘sti tempi…”
“Non posso garantire per i lettori del blog, però.”
“Cazzo. Ma lo sanno già?”
“Beh, potrebbero saperlo. Chissà. Però anche loro potrebbero stare zitti per solidarietà. In fondo, a chi non è mai capitata una Francesca?”
“Eh, già. Prima o poi capita a tutti.”
“Certo che una Francesca e una Silvana insieme, però…”
“Non mi ci fare pensare. Sto già male. Basta, ora ti saluto. Ciao.”
“Ciao.”
(In sottofondo: Roberto Benigni, Paese . State bene. Ghino La Ganga)
Est plein d’idiots.
novembre 29, 2015
Cinquecento euro di cultura.
novembre 27, 2015
“Oh.”
“Eh.”
“Io quei cinquecento euro li spenderei al Pipiricchio.”
“E li faresti fuori in mezz’ora. Purtroppo il Pipiricchio non è un teatro in senso classico.”
“Ma nemmeno un museo di arte moderna. E’ solamente un bel localino come piace a noi. Per questo ce li spenderei volentieri.”
“Ti credo. Però al Pipiricchio ti bastano a malapena per due privé come si deve con Alexandra la moldava e Nicol la moscovita, e hai già finito. Una seria botta di cultura dura poco.”
“E costa. Per la miseria, quanto costa!”
“Potresti essere più oculato. Ad esempio: senza passare al Pipiricchio, con cinquecento euro fai cena e dopocena con Marisol la colombiana.”
“Osta. E’ vero. E lì la cultura è molta. Che so: possiamo compiere insieme l’esegesi delle frasi più lunghe di Garcìa Marquez. In fondo era un suo connazionale. “
“Oppure: ci fai un pomeriggio bello intenso con Eleonora di San Pietroburgo.”
“Cavoli, vero! Con lei si può tranquillamente parlare dei capolavori dell’Hermitage. E’ cultura vera!”
“Bravo. Resta solo un problema.”
“Già. Non abbiamo più diciotto anni.”
“Su questo dissento. Quando facciamo ‘ste telefonate, non me ne sento mai più di sedici.”
“Forse hai ragione. Secondo me anche chi legge questo blog non si sente addosso più di diciotto, vent’anni.”
“Mh. Già. Che faccio, inoltro la domanda?”
“Ma sì. Hai visto mai. Ciao.”
“Ciao.”
(In sottofondo: Bombers, (Everybody) Get Dancing. State Bene. Ghino La Ganga)
“Silvana vuole trombare. Che facciamo?”
novembre 26, 2015
Interesse processuale laico.
novembre 26, 2015
Constatata l’insipienza degli imputati e l’inutilità dello Stato Vaticano nel quale il processo si svolge, per un laico come me l’unico motivo di vero interesse è rappresentato dal sapere quanto denaro è stato sottratto – anche indirettamente – allo Stato Italiano. Che non mi risulta possa comparire tra le parti civili. Però, poi, un processo autonomo contro la Santa Sede potrebbe anche iniziarlo. La malversazione è pur sempre un reato previsto e punito dall’articolo 316-bis del nostro codice penale. No?
State bene.
Ghino La Ganga
Un mese a natale.
novembre 25, 2015
“L’anno scorso in un negozio di giocattoli c’era una dodicenne particolarmente insistente che ha aspettato l’orario di chiusura per vedere dove andavo. Io mica potevo salire sulla mia automobile come se niente fosse, è una questione di credibilità: dopo che le avevo detto che sarebbero venute le renne che figura ci facevo? Così ho chiesto ai commessi del negozio di distrarla, mi sono intabarrato dentro al cappotto e sono uscito via verso l’angolo. Sono dovuto rimanere lì per un quarto d’ora buono, quella rompiscatole è rimasta un bel po’ a vedere se ricomparivo.”
(Parole di Giuseppe Benavoli di 65 anni – intervistato a pag. 23 de La Stampa del 24 novembre 2015 – candidato a fare il Babbo Natale in una selezione organizzata in un centro commerciale di Torino. Per carità, intendiamoci: non ho nulla contro il Natale né contro Babbo Natale. Mi inquieta però che a dodici anni compiuti una bambina ci creda ancora, e, soprattutto, che i suoi genitori la assecondino nel suo pedinare un povero sessantacinquenne, sfinito dal doversi mascherare per arrotondare. A meno che, non ci credano ancora i genitori stessi: questo spiegherebbe non solo perché le trasmissioni di maghi e lotto funzionino sempre alla grande – come ho potuto constatare giusto ieri sera facendo zapping televisivo – ma pure perché si prendano per vere tante cose inverosimili. Specie se sono raccontate con un accento toscano o argentino. State bene. Ghino La Ganga)
Rilassata.
novembre 24, 2015
“Perché a me lo yoga mi rilassa, porcamad….!”
(Frammento udito questa mattina. Lo ha pronunciato a voce non bassa una ragazza carina, dall’abbigliamento consono al serio luogo pubblico nel quale si trovava, presa dal conversare con un gruppetto di sue attente ed annuenti consimili. I capolavori sono davanti a noi, la vera fortuna è transitare nel momento in cui si manifestano. State bene. Ghino La Ganga)
Taggati.
novembre 23, 2015
(Questo post è vietato ai minori ed agli adulti sensibili perché contiene descrizioni volgari di fatti scabrosi. Lo leggerete solo a vostro rischio e pericolo. Io vi ho avvertito. In sottofondo suggerisco: Grand Popo Football Club, La Nuit est là. Mi sembra un brano perfetto per il momento.)
“Oh.”
“Eh.”
“Ti hanno mai taggato?”
“Osta. Perché me lo chiedi?”
“Perché voglio saperlo. Ci conosciamo da anni a anni e mi devi delle risposte. Allora: ti hanno mai taggato?”
“No.”
“Devi dire la verità.”
“La sto dicendo. No. Non mi hanno mai taggato.”
“Secondo me non è vero. Ti vergogni ad ammetterlo.”
“Ma quando mai!? Se ti dico che non mi hanno mai taggato, è la semplice verità.”
“Mh. Non ci credo. Secondo me ti sei fatto taggare, e ti è pure piaciuto.”
“Come sei stronzo. Ti dico di no. E semmai, sono io quello che tagga. Mica mi faccio taggare, io. Eh.”
“Aaah. Ecco. Dunque sei attivo.”
“Sempre. Cosa credi. Mica come certi che conosco. Fan tanto i duri, i virili. Poi arrivano lì e zac: si fanno taggare in due minuti.”
“In effetti spesso accade. Uno parte per taggare e viene taggato. E gli piace pure. “
“Ma certo. Secondo me anche te, che fai tutte ‘ste domande, alla fine ti fai taggare.”
“Beh, se proprio vuoi saperlo… ecco: una volta è capitato.”
“Ah, vedi? Parti da inquisitore, poi cali le braghe. In tutti i sensi. Siamo sicuri che è successo solo una volta?”
“Al massimo due. Forse tre. Senti: sarà successo cinque, sei volte volte. Al massimo una decina. Io non ci credevo, ma quando ti prende non puoi resistere. Vai lì, arrivi, ti spogli. Ti ritrovi carponi e taggato. Senza sapere il perché.”
“E ti è piaciuto?”
“Beh, non so dirlo. E’ solo che dopo un po’ sento il bisogno di farmi taggare ancora e ancora. Ci avrò speso ormai più di mille euro.”
“Mh. Ma per caso vai da Manuelottone il brasileiro, quello in via Cazzarappacci sette?”
“Sì… come lo sai?”
“Perché ci vado pure io. Ma con me è passivo.”
“No, con me è molto molto attivo.”
“Senti: ma per caso giovedì scorso eri lì?”
“Sì… perché?”
“Perchè Manuelottone il brasileiro mi ha fatto entrare e mi ha lasciato da solo al buio. Poi ho sentito che tornava. Ho intravisto sul letto una sagoma a carponi. Mi ci sono fiondato e l’ho taggata. Però la reazione mi è sembrata diversa da quella di Manuelottone. Lui al massimo dice: gostoso! fodame! La sagoma invece un po’ gemeva, un po’ smoccolava in perfetto italiano dei gran: rompimi!“
“Ossignùr. Ecco perchè giovedi mi sembrava diverso. Manuelottone in genere mi tagga gridando: ahi! delicia ! Giovedì invece sentivo solo dei gran: ti sfondo! “
“Cazzo. Ero io.”
“Osta. E quello carponi ero io. Ma adesso?”
“Mi devi almeno cento euro.”
“No, li devi tu a me!”
“Vai a prenderli da Manuelottone, pirla!”
“Vacci tu, pataca!”
“Che storia. Basta, ‘sta questione del taggare è brutta. Non parliamone più Ciao.”
“Giusto. Ciao.”
(State bene. Ghino La Ganga)
Da dove prendono i soldi? (*)
novembre 21, 2015
Bah, io qualche sospetto ce l’ho. C’è quel paese lì vicino, esteso ed arido, ma soprattutto capeggiato da una famiglia reale grassa, ingorda e numerosa: famiglia reale che mi sembra conti circa 25mila componenti, nullafacenti da mattina a sera – e notoriamente incapaci di fare alcunché – ma spendaccioni come non mai. Ne vidi in azione alcuni discendenti nelle località balneari italiane : a parte segnalarsi per il ridicolo acquisto clandestino di bevande alcoliche (così da non farle risultare nei conti dei cinque stelle super ove occupavano piani interi), spiccavano per una condotta complessiva tale, da far risultare un qualsivoglia giornaliero di Cafonal pari ad uno scritto di Mazzini sui doveri dell’uomo. Da abitante in un paese poveraccio, che ha cessato una politica energetica autonoma con la morte di Enrico Mattei, non ho mai considerato l’Arabia Saudita né un paese alleato né un paese civile. Per intenderci: gente che condanna a morte il poeta palestinese Ashraf Fayadh per avere dubitato in una sua antologia dell’esistenza di Allah, volete non sia capace di lucrare sul petrolio, trovando nell’Isis non solo un sistema di smaltimento al ribasso dell’eccesso di produzione anche di altre zone Opec, ma pure un eccellente congegno di minaccia dei consumatori? Suvvìa.
State bene.
Ghino La Ganga
(*) Sviluppo di un commento che ho lasciato da Galatea.