Le ruote che mi pare.
settembre 4, 2018
Della tragedia di Genova mi rimarrà sempre in mente questo agente di Polizia, il quale deve urlare come un ossesso cortese per far capire ad una folla di automobilisti scampati al crollo che, se vanno a prendersi la macchina sul mozzicone di viadotto, possono crollare pure loro. Il ragionamento, inattaccabile, viene però accettato dalla folla solo quando il poveretto urla: ci andiamo noi a prendere le auto, con le vostre chiavi. E’ in quel momento che la folla si calma, perché l’esperienza diventa del tutto simile a quella del videogioco: se perdi la macchina a morire sarà un altro, sicché tu potrai ricominciare in futuro. E dunque giù con le lodi al poliziotto coraggioso su youtube. Il problema è che nel nostro paese la Polizia viene intesa positivamente solo quando ti convince della validità della sua morte al tuo posto: quando però sei al volante e ti ferma, per impedirti di morire tu o di uccidere un altro perché sei ubriaco o troppo veloce, allora arrivano solo moccoli, bestemmie, maledizioni, acab, stronzi, cucchi, aldrovandi, giuliani, eccetera. Ma non ci si limita all’uso dell’auto. Da anni pure chi è in sella alla bicicletta fa le peggio cose: si va dal ritardato mentale che manda messaggini mentre è in rotonda, all’imbecille che procede contromano senza accostare, dal ripetente che ignora la ciclabile a fianco e procede sulla mezzeria, alla scema che si butta di colpo sulle strisce, perché l’attraversamento è più comodo e poi son cazzi tuoi se non ti fermi. Non è forse un caso che le fiere della bicicletta raggiungano sempre nuovi record di pubblico. Il principio è : pezzo di merda, lasciami fare ciò che voglio e non rompere i coglioni, che sto pure rispettando l’ambiente.
State bene.
Ghino La Ganga