La democrazia è un’ideologia come le altre ma almeno al momento è preferibile ad una dittatura, gestita da quel fascista di merda con la boccuccia a culo d’anatra che è Donald J. Trump, ed amplificata da disadattati dell’informazione e mesti buffoni di corte come la nostra cara Maria Giovanna. Sono lunghi anni che questo disgraziato naufragio gonfio di risentimento ed alcool di bassa qualità ci spacca i maroni su quanto è popolare Trump, quanto è decisionista Trump, quanto è benvoluto Trump, quanto guadagna voti tra le minoranze Trump mentendo preterintenzionalmente, senza pudore, elevando la menzogna a progetto politico, attuando e raffinando quella dezinformacija sovietica che ci ricorda come l’acredine dei socialisti verso i comunisti altro non era che l’invidia dei mezzi briganti, pulsione scomposta e mal repressa volta al desiderio frustrato e frustrante di godere della stessa popolarità.
Però Maria Giovanna non si è data per vinta: da brava mentitrice seriale ed analista incapace, ha delirato per mesi di “misure di successo contro il COVID” da parte di Trump, laddove l’assoluta mancanza di coordinamento ed organizzazione della precedente amministrazione passerà alla storia come caso da manuale in cui chi, in futuro, dovesse affrontare calamità simili eseguirà certamente l’esatto contrario. Il meglio però ce lo ha riservato sui “grandi successi in politica estera”, area in cui l’amministrazione Trump si è fatta prendere per il culo dal mondo intero ed ha contribuito a legittimare e rafforzare tutti i suoi competitor di area e globali, in particolar modo la Cina, che ora gode di un surplus commerciale da record con gli Stati Uniti e il cui Comitato Centrale si sta ancora devastando dalle risate dopo aver visto Trump chiedere in ginocchio a Xi Jinping di “comprare prodotti americani per aiutarlo a vincere le elezioni”.
Sul fronte interno le cose non sono andate meglio: il paese era già in recessione a Febbraio, pre-COVID, e quando la pandemia ha colpito è stata subito chiara la natura effimera della crescita trumpiana, fatta di tagli di tasse pro-disuguaglianza e che al contempo deprimevano tutti gli indicatori economici rilevanti, tra cui investimenti domestici, ordini di beni materiali, ed investimenti stranieri. Se incrociamo questi dati con la stagnazione degli stipendi ed il mancato intervento sulle infrastrutture si rivela la fragilità dell’occupazione, fatta di posti di lavoro creati serialmente e senza innovazione, spazzati via alla prima difficoltà.
Spettacolo ancor più divertente sono stati i tanti vaffanculo che il nostro bulletto fascista e ritardato ha preso a tutti i livelli : Aaron Van Langevelde che, kelsenianamente, spiega ai presenti che il comitato di certificazione dei voti del Michigan non ha altri poteri che approvare data la soddisfazione formale delle condizioni esistenti; il segretario di stato della Georgia che, bianco come uno straccio, capisce che i democratici l’hanno battuto al gioco del quale lui ha scritto le regole e manda a cagare tutti i rappresentanti dello stato; il governatore dell’Arizona che, essendosi finalmente frantumato i maroni dei disturbati psichici del suo partito spiega che, al netto di uno dei regolamenti elettorali più blindati del paese, è ora di andare avanti perché non ha voglia di perdere tempo con gente da rinchiudere in istituti di igiene mentale.
Il capitolo delle cause in tribunale è stata un’altra debacle con la quale coprirsi perennemente di ridicolo: l’highlight rimane senz’altro il ricorso alla Corte Suprema da parte del Texas, cui il Procuratore Generale della Pennsylvania ha risposto, tra le righe, che se continuavano a rompere i coglioni sarebbe presto venuto il momento di verificare la supposta padronanza che i texani hanno con le armi da fuoco, ricordandogli che la battaglia di Gettysburg loro l’avevano già vinta, e se volevano una replica più cruenta potevano cominciare ad accomodarsi e ritornare sul luogo della precedente disfatta.
A tale proposito, voglio rassicurare i tanti amici che hanno paventato altri assalti al Campidoglio, gruppi di redneck armati che assaltano i palazzi federali e le legislazioni statali etc.: sappiamo sparare anche noi, e per quanto riguarda il terrore e senso di colpa prima di premere il grilletto, confermo senza timore di smentita che non sparare in faccia a un sostenitore di Trump con intenzioni bellicose sarebbe rendere un disservizio al paese.
Quel suonato di Trump non ha nemmeno saputo organizzare un colpo di stato decente – anche perché, essendo sempre stato minoranza, la sua leggendaria codardia si manifestava ancor più palesemente. E prima di ogni analisi elettorale, va messo in chiaro che la battaglia fondamentale di questi signori è un fare a capate con l’aritmetica: se anche un candidato ammaccato, debole, compromesso, e in ultima analisi impresentabile come Hillary Clinton prende tre milioni di voti più di te, e basta un ecumenico Nonno Biden a prenderti a pizze in faccia, è ovvio che non se ne esce e l’unico modo di essere rilevante è barare, truffare, mentire a sfinimento, coltivare frange estremiste perché almeno quelle ti votano, impazzire, invocare complotti risibili, gridare e tirare roba, arrivando al colpo di stato. Particolarmente indigeribile sta diventando la stanca litania sullo small government – roba che, come diceva Carl Schmitt, non fa altro che confermare che questi signori non hanno alcuna idea di come far funzionare lo stato.
L’investimento libidinale su Trump è di quelli da cui non si torna indietro – chi altro trovare che meglio incarna quell’idea prevalente della metafisica occidentale, quel cianciare di libertà che è solo oppressione e quella inclusione che non è altro che omogeneizzazione violenta? Trump era il katechon al negativo che ti consentiva di andare per strada e sparare ai neri in allegria e in piena certezza del diritto, di discriminare trionfalmente e senza colpa, di non chiedersi mai se un’inclusione fosse possibile. Quel risentimento dei deboli che guarda alla nazione afro-americana – stuprata, massacrata, caricata a forza su navi, sfruttata, emarginata, immiserita, cancellata, annichilita – come responsabile, chissà in che modo, della loro obesità e della loro miseria. Alla stessa maniera ogni azione sadica di Trump – tutte le famiglie di immigranti che separava, le esecuzioni che ordinava, le polizze di sanità che revocava – per Maria Giovanna erano un uppercut immaginario agli sberleffi di Francesca Reggiani, ai comitati di redazione che l’avevano censurata, ai colleghi di sinistra che avevano fatto carriera al posto suo. Un ritorno ai bei tempi socialisti, di cui spesso si intravede la funerea insipienza sulle pagine di Dagospia – con Red Ronnie, i Vanzina, Alda D’Eusanio e appunto con Maria Giovanna, panorama di parassiti-zombie ben decomposti sin quando erano giovani.
Anskij
*Tanti sono i voti ricevuti da Joe Biden – tuttavia, non dimentichiamo che la Corte Suprema non si è ancora pronunciata sui voti timbrati correttamente ma arrivati dopo il 3 Novembre in Pennsylvania: a occhio e croce, sarebbero altri 10.000 servizi.
Uno valeva uno.
febbraio 9, 2021
” E spero che il quesito che verrà proposto sia il più possibile chiaro e ricco di informazioni, così da consentire a tutti di votare in modo consapevole e secondo la propria coscienza. La democrazia diretta è da sempre il faro del Movimento 5 Stelle.“
Così la Senatrice Laura Bottici due giorni fa su La Stampa. Un meraviglioso spaccato di ciò che il Movimento – eretto ad entità autonoma dotata di propria vita – pensa di se stesso: il Movimento dice ancora che uno vale uno, ma in cuor suo non è così sicuro che l’uno di fianco a lui ci capisca qualcosa. La Senatrice Bottici si lascia dunque scappare la conferma di quel che si nota in giro: chi ieri ha votato lei ed i suoi, oggi cambia discorso se gli si parla, e cambia financo strada se lo si incontra. Il senso di imbarazzo fuoriesce da ogni dove: parlamentari che si staccano, gruppi autonomi che si formano, consiglieri comunali che disertano le sedute, consiglieri regionali che oppongono silenzi ed astensioni. La verità è che uno non vale uno, e che quando a far domande e spunte arriva un Professore vero ( per intenderci: uno di quelli con un curriculum poco fantasioso e senza Padre Pio nel taschino) son cavoli amari per molti, specie se la scolarità degli interpellati è modesta ed il di loro titolo di studio non è tra i più alti. Il Movimento Cinque Stelle ha comunque avuto un pregio: mostrare la vera media dell’abitante italico, convinto che una visione congiunta delle Jene e di Report valesse quanto un master. ” Beppe è un sognatore, con una visione del futuro. Ha la capacità di farci vedere dove i nostri occhi non vedono” , chiosa la Senatrice. Già. Peccato aver bisogno di un quesito chiaro e ricco di informazioni, allora. State bene.
Ghino La Ganga