Meno male. Perche’ noi cattolici temevamo. Temevamo che il Partito Democratico si facesse cogliere impreparato dalla difesa dell’unico tipo di famiglia consentita, sobriamente esibita da Giovanardi con la critica alla nota pubblicita’ IKEA. E invece, fortunatamente, ritorna Giorgio Merlo a ricordare a tutti che “Giovanardi ha ragione, e il messaggio pubblicitario dell’Ikea va denunciato. Almeno per chi crede nel valore costituzionale della famiglia”, come si puo’ comodamente verificare sul sito internet dello statista, a http://www.giorgiomerlo.net/?p=338.
Resta da dire che la strategia del Partito Democratico, ovvero quella di dimostrare che il vero difensore della famiglia non e’ il PdL, sta gia’ dando i risultati sperati, specialmente in provincia. Sono queste le battaglie che fanno riaffezionare gli elettori. Sul genio di Merlo come esegeta della lettera costituzionale, poi, una nullita’ come me di certo non puo’ fare appunti: per farci comprendere la sottigliezza di questa interpretazione forse non basterebbe neppure Benedetto Croce.
Sintetizzando: Viva Merlo, Viva Berlusconi.
Anskij
Torna in scena il Partito Democratico: “Mandare Berlusconi al Quirinale sara’ il nostro capolavoro. Ma nemmeno l’ultimo.”
gennaio 24, 2011
Il solito fondo “alla Scalfari” di Scalfari ieri merita tutta la nostra attenzione. Ve ne riporto alcuni passi, che dire memorabili e’ poco.
“Un uomo di governo che minaccia i giudici che lo indagano: sono le agghiaccianti parole pronunciate da Berlusconi nell’ultimo suo messaggio televisivo”. “Ciò che dava più dolore – ha aggiunto Veltroni – è che quella espressione minacciosa sulla “punizione” dei magistrati veniva pronunciata davanti alla bandiera tricolore. Nessuno può dimenticare che per difendere l’onore di quella bandiera e di questa nazione molti magistrati hanno dato la vita. La situazione in cui l’Italia si trova è davvero grave e pericolosa. Il presidente del Consiglio è accusato non di comportamenti ma di gravi reati. Egli sostiene per l’ennesima volta che solo di fandonie e di complotti si tratta. Ma non lo deve dire in Tv facendosi scudo del suo ruolo e utilizzando il suo impero mediatico. Deve dirlo ai magistrati, come ogni cittadino”.
Ho citato Veltroni perché l’evento sul quale mi sembra doveroso oggi riflettere e commentare è il suo discorso, la risposta di Bersani, l’ingresso – finalmente – del Partito democratico in un’arena politica dove finora era mancata la presenza della maggiore forza d’opposizione. Quest’assenza suscitava sconcerto e turbamento, molti davano per liquidato il riformismo democratico italiano e il vuoto che a causa di quell’assenza si stava creando rendeva ancor più difficile lo sblocco d’una situazione sempre più insostenibile. Ieri questo vuoto è stato colmato o almeno sono state poste le premesse perché lo sia. Con lucidità di pensiero e con fermezza d’intenti. La maggior forza d’opposizione è finalmente entrata in campo con un obiettivo e un programma. […] [Veltroni] ha parlato da leader, con la passione e l’eloquenza d’un leader ed anche con il senso di unità e di generosità che un leader deve avere, il desiderio di fare squadra, di rilanciare una scommessa all’insegna del cambiamento.
Bersani è un uomo concreto. D’Alema un politico fine. Franceschini un combattente esperto. Enrico Letta un abile diplomatico. All’interno di un recinto. Veltroni ha anche lui queste qualità insieme ai difetti che in tutti rappresentano l’altra faccia dei punti di forza; ma possiede un “in più” che nessuno degli altri ha: è capace di evocare un sogno. Non il sogno dell’utopia, ma quello che emerge dalla realtà. Si discute spesso del carisma e della sua definizione. Spesso il carisma sconfina nel populismo ed è quello di Berlusconi. Ma ci fu il carisma di De Gasperi, che certo non era un populista, e quello di Berlinguer, quello di Ugo La Malfa, quello di Craxi, quello di Pertini. C’è stato uno specialissimo carisma di Ciampi e quello di Romano Prodi e quello, impalpabile perché volutamente privo d’ogni retorica, di Giorgio Napolitano. Ebbene, c’è anche un carisma di Veltroni: il realismo che evoca il sogno di un’Italia nuova e di una nuova frontiera. Veltroni ha ricordato nel suo discorso Roosevelt e Luther King e la nuova frontiera kennedyana. Potrà funzionare oppure no il suo carisma, ma nel Pd oggi è il solo che possieda quel requisito e se non lo saprà usare la responsabilità sarà soltanto sua.
C’è stata, nel discorso di Veltroni, anche un’apertura a Vendola, un invito a collaborare e a non chiudersi nei veti, nel massimalismo e nell’utopia. In realtà quell’apertura è stata possibile perché Veltroni – così penso io – è il solo nel Pd che possa ridimensionare Vendola. Anche il governatore con l’orecchino è portatore d’un sogno. Se si confronta soltanto col politichese, il sogno di Vendola vince anche se isolerebbe la sinistra in una presenza puramente testimoniale. Ma se il sogno vendoliano e la sua “narrazione poetica” si confronta con un sogno che emerge dalla realtà, allora l’orecchino non basta a fare la differenza anche se può dare un contributo ad un riformismo “ben temperato”.
Allora, ricapitoliamo:
1) Veltroni e’ in grado di evocare un sogno, ed e’ un grande leader. Diciamo una risorsa, per non far torto agli altri grandi leader, va’. Non ho mai invidiato non dico la Germania, ma la Svezia, il Botswana, Narutu e l’Austria-Ungheria come adesso. Ho la sensazione che le loro risorse siano un filino piu’ spendibili, ma di sicuro sbaglio.
2) “Bersani è un uomo concreto. D’Alema un politico fine. Franceschini un combattente esperto. Enrico Letta un abile diplomatico.” Questa non l’ho voluta cambiare perche’ credo che, in Italia, ogni consiglio comunale, seduta, assemblea di condominio o parlamento, evento sportivo, caminetto, happy hour ma anche consiglio di amministrazione si dovrebbe aprire con queste parole. Anzi, magari anche le riunioni degli sceneggiatori di Cinecitta’, hai visto mai che rinasce anche il cinema italiano. Ogni assembramento superiore alla singola persona dovrebbe celebrarsi con questa formula di rito. Facciamo trentuno: pure le sante messe, cosi’ sappiamo “a chi ringraziare”, alla maniera mafiosa, al prossimo giro di tagli di tasse e di ICI per la chiesa.
3) Questi rompono il cazzo alla chiesa, evocando ingerenze a giorni alterni, perche’ sanno benissimo che sono gli unici che possono far cadere Berlusconi (la chiesa). Verrebbe da pensare che la invocano proprio perche’ sanno che non gli dara’ mai contro frontalmente, e quindi alla fin fine far cadere Berlusconi non gli interessa. Insomma, la vera terza gamba della maggioranza e’ il Partito Democratico. Ma questo lo sapevamo gia’ senza bisogno di sognare.
4) Vendola ha l’orecchino “ben temperato” se la smette di fare il frocio e lo scioglie (nell’acido) del Partito Democratico. Anche Vendola fa sognare, specie dopo che uno si abbuffa di salsiccia secca, ma in ogni caso non fa sognare quanto Veltroni, che ti fa sognare anche se mangi di magro.
5) Non solo il Partito Democratico e’ sceso in campo, ma adesso ha un programma e anche delle proposte. Prima era tutto un sogno.
6) Che Scalfari si fosse irrimediabilmente rincoglionito lo sapevamo, pero’ si fa fatica a credere che abbia scritto ‘sta roba. Secondo me e’ andata cosi’: Scalfari e’ un po’ che e’ morto, il gruppo Repubblica-Espresso e’ stato gia’ acquisito da Berlusconi, e il fondo l’hanno scritto Quagliariello, Gasparri e Ghedini.
Conclusione:
Se avete due lire da parte, o qualsiasi cosa realizzabile, fate una telefonata a Londra tanto li’ accettano scommesse su tutto: bancate il Partito Democratico e puntate su Berlusconi presidente della Repubblica. Poi per quanto riguarda la mia parte io mi fido, magari mi date un buono spesa, un certificato regalo, una roba cosi’. Se proprio la vogliamo far finire in cavalleria ci vediamo tutti al baretto a brindare alla vincita insieme. Ma date retta a un patacca, telefonate.
Si conferma la strategia vincente del Partito Democratico
dicembre 16, 2010
Roma. Un’altra vittoria squillante, l’ennesima. E’ soddisfatto, il giorno dopo il sostegno dato al governo, il segretario Samuele Bersani. Gia’ da un po’ di tempo, come e’ sotto gli occhi di tutti gli osservatori, si e’ passati dal ridimensionamento di Vendola a vittorie sempre piu’ convincenti alle primarie. Ma, sul piano nazionale, e’ motivo di ulteriore soddisfazione che, tra i voti decisivi per Berlusconi, ci sia stato proprio quel Massimo Calearo scelto personalmente da Valter Veltroni durante un safari come capolista in Veneto. “Governabilita’ e riforme – ripete Bersani durante la conferenza stampa – due concetti craxiani che pero’ il Partito Democratico, nella sua originale reinterpretazione dei capisaldi della socialdemocrazia sapientemente screziata coi valori del mondo cattolico, ha ampiamente dimostrato di saper aggiornare per le difficili sfide del modo odierno di fare politica”. In effetti, il “passista” Samuele non ha tutti i torti: che ci sia “voglia di governabilita’” lo ha ripetuto ieri Sua Eccellenza Monsignor Bagnasco, e tutto si puo’ dire meno che il Partito Democratico non si sia messo subito sulla lunghezza d’onda delle sollecitazioni provenienti da Oltretevere. Ma la prima e piu’ importante forza politica italiana non si e’ fermata qui: confermando l’antica consuetudine col mondo bancario, il Partito Democratico ha anche soddisfatto le istanze del presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, secondo il quale “la governabilita’ e’ un valore fondamentale”. Cosi’, assieme alle punte piu’ avanzate dell’Italia dei Valori, anch’esse sapientemente selezionate da Antonio Di Pietro, si prosegue nel confronto serrato con l’Udc di Casini e soprattutto l’Api di Rutelli per irrobustire ulteriormente il progetto politico di Valter Veltroni, Massimo D’Alema e Samuele Bersani. In questo modo anche i cattolici saranno piu’ tutelati.
Renzi comincia subito male
novembre 19, 2010
Come sempre, valuteremo soppesando bene i fatti, e con tante prese di posizione del sindaco di Firenze si puo’ anche essere d’accordo. Tuttavia, certe sue uscite fanno pensare che questa “nuova generazione” di dirigenti del Partito Democratico sia di merda come quella/e passata/e. In occasione del famoso incontro dei “rottamatori”, ad una domanda su Grillo, Renzi ha risposto cosi’: “Antipolitica? Il credo che il Pd debba fare due cose per parlare a chi ha scelto Grillo: puntare alla riduzione dei parlmentari e delle indennità. Mi chiedo? E’ più antipolitico dire questo e continuare a pagare la pensione da parlamentare a Ilona Staller?”.
Ecco, riteniamo opportuno spiegare a Renzi che, se vuole cominciare a rappresentare qualcuno a livello nazionale e diversificarsi da Veltroni e D’Alema, sarebbe bene che cominciasse a rispettare i rapprensentanti che il popolo italiano a suo tempo scelse liberamente di indicare come suoi mandatari in Parlamento. Poi, se l’On. Staller e’ stata l’interprete di spettacoli e film per adulti, queste sono scelte che pertengono esclusivamente alla coscienza e alla liberta’ individuale dell’On. Staller. Guardasse in casa sua, Renzi, e ci dicesse che bei provvedimenti (non) hanno votato i cari amici del Partito Democratico: al limite, ci sarebbe da rimpiangere quello che ha fatto Ilona Staller.
Per cui, al caro Renzi diciamo: facci una bella pompa, magari imparando proprio dall’On. Staller.
Qualche doverosa parola sulla vittoria del Partito Democratico alle ultime Regionali
aprile 10, 2010
(Roma) 7 a 6. Come diceva Stalin, i numeri, si sa, sono testardi. Ed allora e’ solo appropriato ripartire da questo dato incontrovertibile, da una vittoria numerica che suona trionfalmente come avviso di sfratto a Berlusconi. Avviso di sfratto che e’ il culmine di svariate battaglie combattute dal Partito Democratico ora e dall’Ulivo, dall’Unione, dalla Gad e dalla Fed in passato, ma con il medesimo risultato: un’impercettibile ma giusta e definitiva erosione – implacabile – di voti che sta mettendo in ginocchio il PdL e soprattutto la Lega, quella “costola del movimento operaio” nelle parole del nostro leader Massimo D’Alema.
Sa di aver vinto, Bersani, ma lo stesso non vuole maramaldeggiare, soprattutto nei confronti della fronda interna, che a suo tempo aveva contestato la linea politica del segretario. Adesso invece tutto si dimostra esatto: dalla strategia delle alleanze con l’UdC al sostegno al Vaticano e al Santo Padre. Su questo irrinunciabile punto il segretario lascia parlare la fida Maria Pia Garavaglia:
Tutti ricordiamo l’effetto delle parole alla via crucis del 2005 su ‘quanta sporcizia c’e’ nella Chiesa’ scritte dall’allora cardinale Ratzinger. Mi pare chiaro dunque che le accuse che vengono rivolte in questi giorni a lui, divenuto pontefice, siano non solo ingiuste e fuori luogo, ma anche e soprattutto strumentali. Papa Benedetto non ha bisogno della mia difesa, ma da credente e anche da persona che ha deciso di dedicarsi all’attivita’ pubblica, le sofferenze di un’istituzione fondamentale come la Chiesa non possono lasciarmi indifferente e con questo mio sentire sono sicura che si ritrovano tantissimi elettori, qualsiasi siano le loro idee politiche. Oggi i cristiani, in quanto tali, sono oggetto di feroci attacchi, in particolar modo in Asia. Eppure, anche nell’Occidente che si picca, e senz’altro a ragione, di un alto grado di civilta’, si odono oggi parole d’intolleranza verso la Chiesa che mal si addicono ai valori di questa nostra parte di mondo. Se il papa tace, c’e’ reticenza, se parla, lo si accusa di voler coprire gli abusi. Mi sembra che si stia esagerando. Le depravazioni non toccano solo i preti ma tanti ambienti e percio’ occorre vigilare perche’ siano sempre e corrette le relazioni affettive e sessuali. Ma tutto questo non puo’ trasformarsi in un processo sommario alla Santa Sede.
Tutti siamo d’accordo che, in un paese normale, non ci dovrebbe essere bisogno di una difesa simile, dato che risulta evidente come quella sui preti pedofili sia solo una campagna d’odio, un’ignobile mistificazione frutto di invidia da parte di chi sa benissimo che la chiesa non ha mai coperto nessun pedofilo, e che l’unica colpa e’ dei laicisti che hanno consentito la vendita di troppi g-strings e sguinzagliato il secolo eroticizzato su radio, web e tv. E poi, al netto di ogni ipocrisia politically correct, vogliamo dirlo una volta per tutte, liberamente: questa e’ una battaglia di coscienza e civilta’ che passa dal diritto delle gerarchie, cosi’ impegnate a lavorare per la nostra salvezza ed eroicamente stressate dal voto di castita’, di incularsi qualche volta un bambino o due. Avranno il diritto anche loro a divertirsi? E cosa sono alcune budella sfondate davanti al bene che la chiesa fa quotidianamente e alle anime che salva, mandandole in paradiso per direttissima?
Ma allora perche’ la difesa del Vaticano e’ cosi’ strategica per Bersani e i suoi? E’ presto detto: per la straordinaria consonanza ideologica tra Santa Sede e Partito Democratico. Cosi’ come il risultato della perdita dei valori e’ conseguenza del fatto che non c’e’ abbastanza cattolicesimo, cosi’ le temporanee difficolta’ del Partito Democratico sono dovute al fatto che non e’ stato dato abbastanza spazio a Massimo D’Alema, con tutti i veltroniani e le altre anime belle che non trovavano di meglio che mettergli i bastoni tra le ruote. Le differenze tra i due sono cosi’ marcate che non e’ opportuno dilungarci in questa sede: aggiungiamo solo che, ora che pure il Partito Democratico ha scoperto internet, per gli altri sono tempi ancora piu’ duri ed e’ stata messa doverosamente la parola fine all’arroganza veltroniana.
Una carrellata sulle nuove leve che stanno facendo le fortune del Partito Democratico
aprile 10, 2010
Si e’ sempre detto – e a ragione – che il serbatoio di personalita’ di rilievo che Margherita e DS potevano mettere in campo era pressoche’ sterminato, soprattutto grazie al patrimonio di competenze maturato dopo le esperienze nelle amministrazioni locali, gestite con quell’acume, quella sagacia, quell’intelligenza, quella capacita’ di massimizzare le risorse senza sprechi e clientele e quella sprezzatura a cui la sinistra ci ha abituato da anni. Ma ora, ora che l’elettorato bue dimostra di non capire piu’ la visione culturale di una sinistra mai cosi’ forte ed autorevole sulle terrazze romane – dicevamo, non sara’ mai che ora la riserva di seconde e terze linee pronte a fare il grande salto sul palcoscenico nazionale si stia assottigliando?
Ma no, assolutamente, recisamente no. Rassicuriamo gli elettori di sinistra: con le personalita’ che stiamo per sottoporvi, quei voti che naturalmente spettano alla sinistra sono sul punto di ritornare. E’ solo questione di pochissimo tempo.
Braccio destro di Sua Eminenza Massimo D’Alema, Francesco Cundari si e’ posizionato accanto al migliore politico italiano, quello che “non ha mai perso un’elezione” ma solo primarie, come si e’ visto in Puglia col caso Boccia. Non affossiamoci in inutili e sterili attendismi: Cundari ha gia’ dimostrato di essere pronto a prendere le redini delle sottocorrenti – vedi l’esperienza trionfale di RED, tirata su dal niente per mettere la mordacchia ai velleitari progetti televisivi veltroniani – e non osiamo pensare cosa potrebbe fare una volta affiancato alle grandi personalita’ del partito, come per esempio Nicola Latorre, qui ritratto col nostro grande leader.
Sempre da questa parte del cielo, troviamo l’altro astro nascente Matteo Orfini. A chi vince i congressi va reso merito e basta. Quella sua dimestichezza con tessere, segretari di sezione e apparati ci riporta al clima straordinario del vecchio PCI, alle sue battaglie culturali, al suo servizio d’ordine, e poi ai DS, alle alleanze allargate, alle straordinarie cavalcate con Fausto Bertinotti. In poche parole, Matteo Orfini e’ il rappresentante migliore dello spirito del partito, ne e’ cifra e sintesi, pietra angolare indispensabile e inscalfibile. Quelli che dicono sia stato eletto in segreteria solo perche’ Consorte a suo tempo dichiaro’ che era contentissimo di come gli stirava le camicie sono in totale malafede. Il curriculum di Orfini, responsabile relazioni esterne di ItalianiEuropei, sta li’ a dimostrarlo. Non facciamoci del male in puro stile sinistrese, le nostre qualita’ vanno salvaguardate. Last but not least, con quel piglio grifagno potrebbe gia’ da ora sostituire Nanni Moretti ogniqualvolta c’e’ un girotondo o una manifestazione di piazza.
Ma, anche se come avrete capito la nostra preferenza va a Massimo D’Alema e ai suoi invincibili giannizzeri, noi del Partito Democratico sappiamo cogliere tutte le energie positive, come gia’ accadde ai tempi delle alleanze PCI-sinistra DC e successivamente DS-Margherita, che tanto hanno fatto guadagnare al paese. Rendiamo quindi l’onore delle armi a Walter Veltroni e ai suoi, anche se hanno colpevolmente fermato lo sviluppo del Partito Democratico nella sua giusta e definitiva evoluzione dalemiana. E lo facciamo evidenziando un candidato che tra poco vedremo con tutta probabilita’ alla guida del governo o almeno di un ramo del parlamento: Debora Serracchiani.
L’aquila di Udine, che tra l’altro si e’ dimostrata cosi’ produttivamente efficace nelle sue varie avventure a capo di prestigiose amministrazioni locali, ci piace anche per il contributo progettuale, la simpatia e la freschezza con la quale espone la sua personale versione del pensiero sistematico sulla decrescita economica e le curve econometriche del nuovo monetarismo. Il Partito Democratico ha saputo riportarla a casa dopo tanti anni passati ad Harvard, ed il rientro di questo cervello sta gia’ facendo sentire le sue felici conseguenze.
E che dire di Pippo Civati, l’erede degli Amendola e dei Pecchioli, l’uomo delle grandi aperture e delle repentine mobilitazioni, delle tesi e degli statuti, sesta colonna del partito e fonte di saggezza raffinatamente peregrina? Il suo disperato innamoramento del Partito Democratico e’ anche il nostro.
Per poi tacere di Marianna Madia e di quella sconcertante – in senso buono – capacita’ di rimpiazzare immediatamente Paola Binetti nel dialogo con le frange piu’ avanzate del mondo cattolico, come si evince da questi due estratti illuminanti e che ci auguriamo vengano stampati in bella mostra sul prossimo programma del Partito Democratico:
L’aborto è il fallimento della politica, un fallimento etico, economico, sociale e culturale. Sono certa che se si offrisse loro il giusto sostegno, le donne sceglierebbero tutte per la vita.Non sottoscrivo la moratoria, ma non perché non condivida le analisi di Giuliano Ferrara, anzi: mi pare che quello che dice su questo tema vada proprio verso quella riumanizzazione della vita disumanizzata che ritengo necessaria oggi.Sono cattolica praticante, e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo. Quindi dico no all’eutanasia.Se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita.
Occorre facilitare la conciliazione tra lavoro e famiglia: una donna deve poter lavorare non perché deve fare carriera, ma soprattutto per potere mantenere il figlio e far crescere la famiglia.
E chiudiamo coi pesi massimi, Marco De Amicis ma soprattutto Mario Adinolfi. Di Mario Adinolfi ormai sappiamo tutto, dalle geniali battaglie “direttiste” per una democrazia finalmente libera e diretta solo dal Vaticano, all’auspicio assembleare che serva a decidere anche le dimensioni delle gabbie per polli, fino al limpido sostegno dato ad Emma Bonino in occasione delle ultime elezioni regionali. Un intellettuale di razza, Adinolfi. Che non manca mai di ricordarci dei suoi morti: ed anzi, ci viene da pensare che in occasione del prossimo lutto violento in casa non ci possa scappare una sua candidatura a segretario, che ha gia’ dimostrato di poter spostare milioni di voti.
Che bella storia, quella del Partito Democratico. Giovane, ma ora possiamo dirlo con quasi certezza: avanti cosi’, e smetteremo di rimpiangere la Margherita. Il che, ne converrete, non e’ compito affatto facile.