La marcia dei quattrocentomila.
giugno 22, 2015
Erano davvero tanti. Costituiscono una prova: nel nostro paese non esiste un concetto condiviso di libertà. Esiste invece un concetto condiviso di intromissione: se ho fatto una scelta, voglio che gli altri siano obbligati a farne una uguale. Non limitiamoci però al solo ambito familiare: pensate anche ad ambiti più banali. Fatevi un giro sui social network tra i commenti e le invettive che in tanti lanciano verso chi la pensa diversamente su un cantante, un libro, un programma tv. Troverete livore e rabbia come raramente si manifestano in natura. Chi scrisse la Costituzione forse sapeva di avere idee fin troppo evolute per un paese rozzo ed arretrato quale è il nostro. A rileggerne certi articoli, ci si accorge di quanta libertà essi contengano in potenza: ma di come siano stati ridotti ad angusti sgabuzzini, per non turbare abitanti tanto gretti e ignoranti. Che la Chiesa Cattolica sia stata presa in contropiede e superata dai suoi stessi fedeli – partecipanti in massa alla parata nonostante le tiepide adesioni Vaticane – dimostra che la fede religiosa non è il problema di un paese, ma un sintomo del suo malessere : ci si aggrappa ai precetti di credo per meglio aggredire chi la pensa in altro modo. Interessante il barcamenarsi del Papa argentino: in pochi mesi è passato da improvvise aperture verso l’omosessualità alle lodi per le famiglie numerose. Forse è intimorito dal nuovo passatempo che questa scatenata massa di spingitori di carrozzine piene di pupi ha trovato: si va tutti a Roma per lanciare anatemi in diretta tv, mica al centro commerciale per cercar sconti ripresi dalle videocamere di sorveglianza. Vuoi mettere?
State bene.
Ghino La Ganga