Molto Monicelli.
novembre 30, 2010
La prima e unica volta che vidi Mario Monicelli di persona fu nell’autunno 2006 a Cesena, alla sala Jolly di via Lugaresi. Era venuto a presentare Le rose del deserto. La sala era gremita. Il film era brutto: procedeva a vuoto, senza grandi idee né grandi inquadrature, con un cast strambo che andava da Sanguinetti, generale megalomane, a Placido, fratacchione predicatore nel deserto occupato dalle truppe italiane del 1941. A fine proiezione ci fu una sorta di dibattito. Monicelli, novantenne, saltò sul palco con notevole agilità . Gli spettatori potevano intervenire. Uno gli fece i complimenti per tutta la filmografia, qualche commento positivo sul film appena visto, e chiese se Monicelli aveva visto sullo stesso argomento El Alamein di Monteleone, uscito qualche tempo prima. Anche se non lo diceva, era chiaro che lo spettatore aveva gradito più il film di Monteleone di quello di Monicelli. Il quale Monicelli non si fece pregare: lo trattò male. “Io ho fatto un film onesto, con i soldati brutti, stortignaccoli e sfigati. Monteleone ha fatto un film dove sono tutti belli e fustacchioni. Se a lei è piaciuto il film di Monteleone vuol dire che lei non sa cosa era la guerra per gli italiani.” Lo spettatore si sedette, zittito e umiliato. Se ne alzò un altro, un tantino più convinto : “Maestro,a me piaciuto il film di Monteleone, ma mi è piaciuto anche questo suo di stasera”. Monicelli fu lapidario: “allora vuol dire che sta cominciando a capire qualcosa di cinema. Ripassi tra qualche anno ”. In sala si sentiva qualche brusìo: un po’ divertito, un po’ no. Il moderatore della serata stentava a tener buono il maestro. Specie quando chiese la parola un terzo spettatore, più grosso e diretto dei primi due : “Maestro, a me il film di Monteleone è piaciuto molto….” Monicelli lo fermò subito: “allora lei non capisce nulla. Anzi,le dirò di più: se lei ama l’estetica di Monteleone, con tutti i soldati fustacchoni, allora lei è un fascista! Ecco cosa è lei: un gran fascista!” Lo spettatore si sedette incazzato, fanculando nel microfono: che però qualcuno aveva provvidenzialmente spento. Il moderatore approfittò per bloccare tutto: iniziò un pistolotto sul film dicendo che era bello, che lui l’aveva amato tanto, e che Michele Placido era stato bravissimo a fare il fratacchione nel deserto; indi chiuse la serata al volo. Amen, niente più interventi. E giù gli applausi. Seduti vicino a me c’erano alcuni ragazzi che avranno avuto vent’anni. Si alzarono per uscire.
Uno commentò: “Si può essere sempre molto ”.
“Sempre molto cosa?” gli chiese un amico.
“Sempre molto bravi e sempre molto stronzi.”
State bene.
Ghino La Ganga
novembre 30, 2010 at 1:44 PM
A me piaceva per quello. Perché era stronzo.
novembre 30, 2010 at 7:05 PM
non creiamo miti, per favore
alla fine era solo un uomo, e disperato, ovviamente
ed essere stronzo, in sé, non è sicuramente un merito, cara galatea
novembre 30, 2010 at 9:02 PM
@pio: Non creo miti, Monicelli ha fatto la storia del cinema italiano. Mi piaceva perché ritraeva gli Italiani con cattiveria disperata, insistendo sui loro difetti, sulle loro disperate, ironiche e talvolta eroiche meschinerie. Senza sconti, senza pietismi ma anche senza moralismi. Da vero stronzo, insomma.
dicembre 2, 2010 at 9:59 am
Le rose del deserto non era affatto un brutto film, ed era girato con una libertà che la gran parte del leccato e mediocre finto cinema paratelevisivo italiano di oggi si sogna… Dopodiché, sprecava banalmente alcune situazioni, cosa che gli sceneggiatori del cinema di trenta o quarant’anni fa non avrebbero fatto, e nemmeno il Monicelli fino agli anni 70. L’asprezza di carattere di Monicelli è un altro discorso, evidentemente ne aveva le scatole piene di sentir paragonare il suo film a quello di Monteleone: che forse stava in piedi meglio secondo i criteri di un pubblico televisivo, ma che era solo una terribile ruffianata, in cui oltretutto (incidentalmente) si ignoravano volutamente i mostruosi crimini italiani in Africa. Non li si ignorava per ideologia fascista, ma probabilmente per essere più ruffiani con un pubblico che non vuole problemi ma solo confezione gradevole, scambiandola per bellezza.
dicembre 2, 2010 at 3:33 PM
per Brian77:
libero di pensarla come credi,ci mancherebbe. Per me resta un brutto film. L’asprezza di carattere di Monicelli, regista della cui bravura nessuno discute, era affar suo: da tempo sostengo sia meglio non conoscere gli artisti che si stimano,perchè riservano brutte sorprese. Quanto ai crimini italiani, sono senz’altro da ricordare quelli di Graziani e Badoglio in Etiopia. Non mi risulta commesso alcun crimine italiano ad El Alamein; salvo quello di essersi difesi strenuamente contro un avversario “che aveva impostato una battaglia non di sfondamento, bensì di annientamento” (G.Rochat, Le Guerre Italiane, Torino 2008)
Stai bene.
Ghino La Ganga
dicembre 2, 2010 at 4:21 PM
“sostengo sia meglio non conoscere gli artisti che si stimano,perchè riservano brutte sorprese”
Parole santissime.
Un saluto
dicembre 2, 2010 at 4:26 PM
per Marcoz:
grazie per lettura e condivisione; un saluto anche a Te.
stai bene.
Ghino La Ganga